Amadori-Astra: perché agli italiani piace cucinare

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Amadori-Astra: perché agli italiani piace cucinare

Settembre 2013. Malgrado la grave, prolungata crisi economico-sociale un numero sempre maggiore dei nostri connazionali investe tempo e passione nel cucinare e non più solo perché costretto a farlo. Qualcosa di profondo sta avvenendo nella società italiana: l’antica passione collettiva per il mangiare e il bere si sta arricchendo con un’inedita passione maggioritaria per la preparazione dei cibi: il che spiega il crescente, clamoroso ricorso a vecchie e nuove fonti d’informazione e di education.

È questo il principale risultato dello studio realizzato da AstraRicerche per Amadori nel marzo 2013 tramite 1.005 interviste on line somministrate col metodo CAWI (Computer Aided Web Interviewing) a un campione rappresentativo della popolazione italiana 18-70enne, pari a un universo di circa 40.8 milioni di adulti.

Il 51% dei nostri connazionali cucina, per sé o per altri, tutti i pasti o quasi in ogni giorno della settimana (ciò vale per il 32% degli uomini e per ben il 71% delle donne) mentre un altro 14% prepara un solo pasto al giorno. La media, riferita all’intero campione, è di 9.2 pasti alla settimana su un totale massimo di 14. La frequenza più elevata di preparazione di pasti si ritrova tra i 25-54enni, seguiti dai 25-44enni e dai giovani 18-24enni, con i 45-65enni sui livelli più bassi.

Malgrado l’elevata frequenza, la dimensione del piacere nel cucinare batte largamente quella del dovere: basti dire che il 46% dichiara di essere molto appassionato e il 43% di esserlo abbastanza, mentre un ben minore 10% si dice costretto a far da mangiare senza alcuna passione. Ed è interessante notare che gli uomini si collocano solo poco al di sotto delle donne mentre i 25-34enni superano la media, seppur venendo dopo i 45-54enni.

Coloro che preferiscono cucinare da soli sono il 68% del campione, ossia quasi il doppio di quelli che amano cucinare con altri (36%); ma sta emergendo un nuovo comportamento che è quello di chi prepara i pasti seguendo un sito Internet aperto per avere idee e consigli (tra gli internauti si arriva al 31%). Esistono anche altre modalità più tradizionali: il 25% cucina con un proprio ricettario scritto negli anni, seguendo i propri appunti e sfruttando i propri piccoli segreti; mentre il 23% si aiuta con un ricettario di famiglia e il 20% si fa guidare da una persona più esperta. Tra i 18-24enni la percentuale di coloro che amano cucinare con altre persone raggiunge il livello massimo del 44%, che è lo stesso dei giovani utilizzatori di Internet mentre sono ai fornelli.

Non pare che tali apprezzamenti auto-riferiti siano figli di mero narcisismo: il 47% degli Italiani cookers afferma di ricevere spesso dei vivi complimenti per i piatti che prepara (in particolare le donne e i 55-65enni), talché il 37% si vede richiedere spesso le proprie ricette (qui la leadership è delle donne e dei 25-34enni). Infine, il 14% afferma sì di non saper cucinare ma amerebbe imparare a farlo (in questo caso svettano i 18-24enni).

Il quadro è assai dinamico: al 57% piace sperimentare provando nuove ricette (la leadership è femminile e concentrata nella fascia d’età tra i 18 e i 34 anni oltre che in Lazio/Abruzzo/Molise/Sardegna); il 44% s’impegna molto per migliorare il modo in cui cucina; il 39% adora recuperare le ricette tradizionali (qui predominano le donne e i 55-65enni); il 24% ama utilizzare metodi e stili di preparazione diversi dal comune (a vapore, wok, fusion, ecc.); l’11% segue le tendenze e le mode del momento e un adorabile 5% afferma senza vergogna di non valer niente in cucina ma comunque di divertirsi.

Quel che colpisce è l’attivismo sul terreno delle informazioni da parte dei cookers, cioè del 97% degli Italiani che più o meno frequentemente fa da mangiare: infatti, nell’ultimo anno, il 51% ha visitato su Internet siti/blog/communities di cucina; un identico 51% ha seguito trasmissioni televisive che mostrano come cucinare; il 49% ha seguito trasmissioni televisive nelle quali personaggi famosi o normali cittadini si sfidano nel cucinare; il 40% ha letto – saltuariamente o regolarmente – riviste o articoli di cucina; il 22% ha acquistato o ricevuto in omaggio ricettari che poi ha utilizzato; il 3% ha frequentato corsi di cucina (e si tratta di un milione di adulti). Il web ha coinvolto assai più le donne (63%) che gli uomini (39%) oltre ai 18-34enni (62%, poi la percentuale cala con l’età). Analoghe accentuazioni hanno riguardato le trasmissioni televisive di ogni tipo, mentre la stampa raccoglie meno adesioni tra i maschi e i giovanissimi.

Non si deve pensare che il grosso della popolazione stia tentando di emulare gli chef stellati e di acquisire modelli avanzati e sofisticati: no, l’investimento crescente nel cooking è volto in gran parte ad imparare a cucinare ‘ad effetto’, preparando piatti non troppo difficili e che non richiedono grande competenza e molto tempo ma sono in grado di soddisfare per gusto e presentazione. In effetti, solo il 23% rifiuta questo approccio mentre il 77% gli è favorevole (il 30% appare addirittura entusiasta). E il consenso massimo si trova tra le donne, tra i 18-34enni, al nord.

Quali sono i motivi per cui è ricercata la cucina facile ‘ad effetto’? Per la scarsità di tempo connessa agli stili di vita contemporanei (31%), per il desiderio di passare più tempo con i commensali (27%), raramente per la poca voglia di impegnarsi nel far da mangiare (27%). Con un’aggiunta: la cucina facile ‘ad effetto’ richiede un’adeguata selezione dei prodotti e delle materie prime più adatti (52%) e spesso l’utilizzo di prodotti semi-pronti (10%). In effetti solo il 4% sostiene che è pressoché impossibile ottenere piatti davvero validi se sono troppo facili da cucinare.

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