Bordoni-Centromarca: il rapporto dell’Antitrust…

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Bordoni-Centromarca: il rapporto dell’Antitrust…

Novembre 2013. La scorsa settimana abbiamo pubblicato i risultati del sondaggio che abbiamo effettuato a cavallo fra settembre e ottobre: “L’Antitrust ha redatto un dettagliato rapporto sui rapporti IDM-GD: supercentrali, centrali, contributi, art. 62…”. Abbiamo chiesto ai rispondenti (che sono stati numerosi e che ringraziamo) se il rapporto dell’Agcm era a favore dell’IDM o della GD (vedere sotto il link con i risultati). Il tutto si colloca in un quadro attuale molto fluido, dove l’intero comparto perde vendite in volumi, la pressione promozionale è in aumento, la liquidità comincia a scarseggiare, gli acquisti dei consumatori sono sempre più volatili e l’Iva è aumentata di un punto.

RetailWatch ha voluto per questo sentire il parere del Presidente di Centromarca, Luigi Bordoni, per fare il punto della situazione e entrare nel merito del rapporto dell’Agcm dell’agosto scorso e, di fatto, dei rapporti IDM-GD.

Dottor Bordoni a metà agosto l’Agcm ha rilasciato un corposo e complesso studio sulla concorrenza nel settore del largo consumo, sui rapporti IDM-GD: qual è il  giudizio che Centromarca dà sull’Indagine conoscitiva dell’Agcm?
Ci hanno colpito molto l’ampiezza e la profondità del documento. L’Antitrust ha compiuto un’opera di ricostruzione e analisi ponderosa, da cui emergono sia la comprensione delle dinamiche interne alla filiera sia i possibili effetti negativi che il buyer power – quando va oltre certi livelli –  può esplicare nei nostri settori.
In particolare, ci sembrano emergere importanti novità in termini di mutamento di indirizzo rispetto a posizioni che sembravano consolidate e immutabili.

Uno dei capitoli più importanti del rapporto riguarda le Supercentrali della GD, le quali, come sappiamo, hanno subito una forte evoluzione negli anni passati sia nella loro formazione sia nei loro scopi. È un capitolo esauriente?
Registriamo un dato di fatto: dal documento emerge una nuova prospettiva da cui valutare gli effetti concorrenziali delle Supercentrali.
Innanzitutto perché l’Antitrust evidenzia l’opportunità di un bilanciamento molto attento tra gli effetti potenzialmente restrittivi della concorrenza e i concreti benefici sul benessere del consumatore – da non assumere in modo aprioristico, ma da dimostrare di volta in volta – proponendo un’analisi degli effetti inedita, di una profondità che non abbiamo mai riscontrato in passato.
Inoltre, l’Autorità sottolinea la valenza anticompetitiva della notevole trasparenza delle condizioni di acquisto, conseguenza del frequente passaggio di una catena da una supercentrale ad un’altra: un problema che Centromarca ha più volte rilevato anche negli incontri con la GD.
Ancora, l’AGCM segnala che l’aggregazione in supercentrali permette la sopravvivenza di imprese marginali e meno performanti, a detrimento dell’efficienza generale dell’intero sistema. Questo è un altro tema che Centromarca ha più volte messo a fuoco, anche nei rapporti con i Grandi Clienti. 
Infine, si apre un capitolo nuovo quando l’Autorità sostiene la necessità di valutare gli effetti dell’attività di una Supercentrale, nel tempo e non solo al momento della sua costituzione.

A questo punto bisogna introdurre il tema del trade spending dell’IDM versus la GD. Qual è l’impatto a monte e a valle nel sistema del largo consumo?
L’Autorità evidenzia l’opacità della negoziazione del Trade Spending come fattore di conflittualità tra le parti ed elemento distorsivo della concorrenza tra distributori.
Dall’Indagine emergono la comprensione dei meccanismi sottesi al Trade Spending; l’inefficienza che può derivare da questa pratica; i conseguenti effetti di attenuazione della concorrenza di prezzo tra le catene distributive, dovuti allo spostamento della competizione su elementi meno collegati ai “meriti di mercato”.
E’ un fenomeno tanto più rilevante quando si pensi alla dimensione e importanza che questa voce di investimento ha oggi raggiunto nel rapporto tra produttori e distributori.

Immagino che abbiate ragionato molto sul capitolo del buyer power citato nel documento. Che significato assume?
Per la prima volta, l’Autorità Antitrust riconosce il buyer power  come un potere  slegato dal tradizionale concetto antitrust di “posizione dominante”.
Questo è un vero cambio di paradigma: il buyer power è visto non solo come una leva per la negoziazione delle condizioni commerciali nel rapporto one-to-one, ma anche per “imporre” altre condotte, che comunque finiscono per incidere sul risultato economico dei fornitori.
E’ significativo che a questa nuova consapevolezza dell’Antitrust si arrivi sulla base di una estensiva raccolta di dati condotta nel quadro dell’indagine presso quasi 500 aziende alimentari, un campione tre volte più grande di quello dell’industria di marca a noi associata.

Qual è il giudizio di Centromarca riguardante l’Art. 62 e l’abuso di dipendenza dal quale deriverebbe uno squilibrio economico?
L’indagine definisce l’articolo 62 e la disciplina dell’abuso di dipendenza economica come strumenti alternativi di tutela contro l’eccesso di buyer power. Strumenti da attivare in caso di significativo squilibrio nei rapporti di forza tra contraenti.

Su questo punto, capiamo la particolare attenzione che l’indagine pone verso le PMI. Tuttavia occorre ricordare che sono numerose le segnalazioni di comportamenti potenzialmente unfair della GD, anche nei confronti di fornitori di più grande dimensione. E dunque ci auguriamo che l’AGCM presti attenzione non solo allo squilibro negoziale tra le imprese, ma anche alle situazioni di sbilanciamento tra obblighi e diritti esplicitati nelle clausole contrattuali. Siamo consapevoli di prospettare l’opportunità di applicare un principio valido per tutti i rapporti di filiera.

Dottor Bordoni accetti una domanda diretta e senza perifrasi: si è effettivamente trasferita liquidità dalla GD alla IDM, senza che la stessa liquidità fosse trasferita agli agricoltori, a monte della filiera?
Non ci risulta che le condizioni di pagamento previste dall’articolo 62 non vengano rispettate dalle nostre aziende, né registriamo recriminazioni in tal senso.

La nostra posizione è stata sempre molto netta: le disposizioni di legge, oltre che le condizioni contrattuali concordate, vanno rispettate in tutti gli stadi della filiera. La correttezza, la trasparenza, ma soprattutto il rispetto degli accordi commerciali sono il presupposto di quell’interesse pubblico che la legge intende tutelare. E sono anche le condizioni per relazioni efficienti, costruttive e quindi generatrici di sviluppo per il sistema.

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