Bordoni-Centromarca: nuovi rapporti con l’Art. 62 e nel non food…

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Bordoni-Centromarca: nuovi rapporti con l’Art. 62 e nel non food…

Ottobre 2012. Ecco l’intervento di Luigi Bordoni, rieletto all’unanimità Presidente di Centromarca, al convegno congiunto Centromarca-Famiglia Cristina, “(S)bilancio di famiglia: il difficile equilibrio fra rigore, sviluppo e equità”.

“L’industria vive concretamente gli effetti del progressivo calo del potere d’acquisto delle famiglie.
Alla fine del primo semestre dell’anno le vendite di prodotti alimentari e di bevande sono calate del -4,5%, i pasti e i consumi somministrati nei pubblici esercizi del -3,9%, l’abbigliamento e le calzature hanno perso il-7,2
Nel secondo semestre il quadro non sta mostrando segni di miglioramento.
E se guardiamo al 2013, i segnali non sono confortanti.

Il giudizio sul Governo Monti
L’azione del Governo Monti ha gettato le basi per il riordino dei conti pubblici Ha consentito all’Italia di riconquistare reputazione e credibilità, rassicurando gli investitori e creando le condizioni affinché i nostri titoli di debito pubblico continuassero ad avere sbocco sui mercati internazionali.
Una condizione fondamentale per garantire il funzionamento degli organi e dei servizi dello Stato.
E’ necessario che l’Esecutivo attuale e il Governo che uscirà dalle urne il prossimo anno garantiscano la necessaria continuità d’azione.
Ci sono però ambiti sui quali l’impegno del Governo va fin d’ora rafforzato.
Portare la concorrenza nei settori protetti è una priorità.
I costi di energia, gas, acqua, finanza, assicurazioni, benzina,  trasporto pubblico continuano ad assorbire quote spropositate del reddito delle famiglie (e delle imprese).
Il problema va affrontato al più presto, perché dietro alle rendite di posizione si nasconde uno dei freni più forti al rilancio della competitività italiana sul mercato europeo ed internazionale. E quindi le stesse prospettive di ripresa, di sviluppo e ampliamento dell’occupazione.
Un’altra questione urgente è rilancio della domanda interna.

La famiglia sopporta i costi della recessione
Il Governo, con la sua azione, sta lavorando per creare condizioni più favorevoli all’export delle nostre industrie.
La competizione si gioca su un mercato globale ed è nell’interesse del Paese che le nostre imprese possano presentarsi sui mercati e giocare a fondo la partita con i concorrenti di tutto il mondo.
Ma questo impegno non può far perdere di vista l’importanza del sostegno al consumo interno, che è altrettanto indispensabile per il rilancio dell’economia.
 E qui veniamo alla famiglia.
Come tra poco illustreranno i ricercatori di REF, è senza dubbio sulla famiglia che sono stati caricati i costi della recessione in corso e parte degli oneri della crisi del 2008-2009, inizialmente assorbita dal bilancio pubblico e dalla contrazione dei margini di profitto delle industrie.
Vedremo anche come la politica fiscale ha sostenuto gli aumenti del prezzi attraverso i rincari delle accise e delle imposte indirette, penalizzando fortemente il potere d’acquisto.
In un quadro già fortemente problematico s’inserisce il pacchetto di misure contenuto nel DDL Stabilità approvato la scorsa settimana dal Governo.
L’azione è tesa a risanare ulteriormente i conti pubblici, ma gli effetti del pacchetto di misure approvato saranno negativi per tutte le famiglie, a prescindere dalla composizione del nucleo, dai livelli di reddito e dalle spese che si potranno portare in deduzione o in detrazione (Sole 24 Ore 12 ottobre 2012, pagina 5).
L’aumento iva cancellerà, gli sconti fiscali che sono stati concessi, determinerà un’ulteriore perdita del potere d’acquisto e a cascata contribuirà a frenare i consumi, con inevitabili ripercussioni sull’occupazione, sugli investimenti in comunicazione, sull’attività di ricerca e sviluppo”.
 
L’incremento Iva contribuirà a:
–       crescita dei prezzi (+0,6% per i prodotti alimentari e +0,9% per il non alimentare)
–       contrazione della domanda (-0,3% per l’alimentare e -0,45% per il non alimentare)
–       flessione del prodotto interno lordo (-0,25%) e dell’occupazione (-0,2%).
 
E’ evidentemente impensabile perseguire la ripresa varando interventi che vanno evidentemente nella direzione opposta, soffocando le famiglie, le imprese e il mercato interno.
Invece di penalizzare la domanda tassando i consumi, ci aspetteremmo interventi sul fronte della spesa pubblica, dove gli sprechi erano e restano colossali a livello centrale e periferico, dalla burocrazia statale fino ai comuni.
 

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