
C’è ancora posto per la superette nella GDO? E le panetterie e i mercati rionali?
Aprile 2017. Il professor Daniele Fornari ha mostrato questa previsione dell’evoluzione delle tipologie di vendita più volte. Molti manager, soprattutto dell’IDM, hanno sbarrato gli occhi, altri hanno convenuto in silenzio.
Bisogna dire che fare previsioni con i cambiamenti di acquisto in atto è difficile. Chi ci prova ha il nostro plauso e quindi ci permettiamo di commentarle.
Chi manca nelle previsioni
Nei canali di vendita indicati mancano alcune tipologie che hanno dimostrato in questi anni di reggere agli scossoni del cambiamento. Dapprima i mercati ambulanti dei quali è difficile dare una stima di fatturato, non foss’altro perché gli scontrini, in questo canale non abbondano di certo. Stando al comune sentire hanno una quota nei consumi del 10%. Poi mancano le panetterie e le loro svariate variazioni. Anch’esse hanno dimostrato di reggere alla crisi e alla variazione sociale. Nelle panetterie si vende di tutto, pane, dolci, ma anche pasta e acqua minerale, caffè e latte e altro ancora. Le cifre che si conoscono mediamente danno una quota di mkt del 10%. Poi ci sono i mercati generali aperti per poche ore al pubblico che però fanno il pienone quando sono in funzione per il dettaglio. Una visita a questo canale è davvero istruttiva per vedere come si acquistano le cassette di frutta e di verdura per poi dividerla con pareti e amici e vicini di casa (possiamo dire che valgono il 3% del mercato?). Stando su questo tema è utile non dimenticarsi dei gruppi di acquisto, ogni tanto quando qualche giornale (cartaceo e non) non sa cosa pubblicare fa una bella inchiesta, domandando a questo o a quell’altro caseggiato, come fanno gli acquisti collettivi e poi se ne dimenticano per un po’, ma fa colore. Gli istituti di ricerca, forse perché è gravoso andare in giro a fare domande, li ignorano del tutto. Secondo RetailWatch pesano il 5%.
Infine ci sono i negozi misti, bar in testa, che negli 8.000 e più comuni italiani, soprattutto quelli piccoli, vendono di tutto: diamo a loro un altro 5%.
Segnaliamo per dovere di cronaca che qualche garden center ha adesso al suo interno anche una superette alimentare. Viridea (IlCentro di Finiper ad Arese), al riguardo, merita una visita
Le superette
Nella previsione di Fornari le superette perderanno in 4 anni 3,2 punti di mercato. Può darsi, ma tutte le catene della GDO hanno aperto un numero congruo di superette in questi anni, dirette o in franchising. O hanno fatto male i loro conti, oppure il dato non torna. È vero che molte volte i prezzi praticati sono alti, ma il progressivo invecchiamento della popolazione dovrebbe avvantaggiarle. Forse quel -3,2% è da rivedere.
Gli ipermercati
Che gli ipermercati abbiano dei problemi, non tutti, è di comune dominio, ma negli ultimissimi anni sono diventati dei grandi superstore perché hanno rivisto la superficie e l’offerta, eliminando molto non food a profitto dell’alimentare. C’è chi come UniCoop Firenze li ha di fatto chiusi, preferendo concentrarsi sull’alimentare con un assortimento ancor più largo e ancor più profondo. Abbiamo pubblicato recentemente un documento sulla rivitalizzazione dell’ipermercato di Finiper, una strada da seguire con attenzione e senza risolini.
I superstore
Definire esattamente il superstore è terreno scivoloso. Fino a qualche anno fa era il regno di Esselunga, l’unica insegna che ha prosperato dal 2009 in poi in questa tipologia. Se i superstore sono rappresentati da Esselunga la garanzia del dato in rialzo è tuttavia valida.
I supermercati
Perdono un punto. RetailWatch ha scritto più volte dei supermercati basati sullo scatolame. Può piacere o meno ma nel sud Italia e nelle isole sono la tipologia prevalente, grazie ai contributi della IDM. Sono i più minacciati in assoluto dal cambiamento in atto, soprattutto se non mutano offerta e servizi.
I discount
I dirigenti di Lidl ci scuseranno se li commentiamo in questa tipologia, abbiamo scritto più volte che Lidl è diventato un supermercato e non vorremmo smentirci. Le statistiche, non solo quelle di Fornari, li mettono ancora nei discount. Aspettiamo anche qui un aggiornamento. Nel 2017 entrano in Italia Aldi e Leader Price (Gruppo Casino, con un accordo con Crai). RetailWatch sarebbe stato più generoso nell’indicare la quota di mercato al 2020. Il discount ha cambiato profondamente pelle, non solo Lidl, ma anche MD-Podini, PennyMarket, Eurospin sia nell’ambientazione sia nell’offerta e considerando le nuove location che trovano, l’invecchiamento della popolazione e la riduzione di reddito dei cittadini, avranno sicuramente un futuro radioso.
Gli specializzati
Nascono come funghi e la GDo non li disdegna, basta guardare ai pet store di Conad o di Finiper. Ma nel biologico, nei surgelati e soprattutto nei drugstore i numeri cominciano ad essere impressionanti.
Bene ha fatto Daniele Fornari ad accreditarli di un prossimo 8,3%.
Internet
Per il momento gli attori sono pochi ma da qui al 2020 i nuovi e-tailer saranno molti di più e affiancheranno Esselunga (da segnare l’apertura del canale drive/Click&collect) e Supermercato24 e molti specialisti nella compagine virtuale.
Cosa fa e farà il consumatore
Molti convegni, molte ricerche di mercato, si dimenticano due fatti importanti: oggi l’offerta è superiore alla domanda e soprattutto il consumatore acquista una sola volta nel fare la spesa: se va ai mercati rionali non comprerà più la frutta e la verdura nei supermercati e via incrociando le diverse tipologie di vendita. È una verità scomoda, che, a parere di RetailWatch, viene troppe volte dimenticata.
Detto questo: le previsioni di Daniele Fornari hanno il dono di essere le uniche in circolazione, e questo gli fa merito.