Chi ha ucciso Clevi?

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Clevi aveva tutte le carte in regola per essere un caso “all’americana” di startup: un gruppo di giovani preparati, un incubatore universitario, un’idea interessante…ma qualcosa non ha funzionato.

È una giornata torrida quando mi capita di intervistare Alessandro Nicola e Alberto Viotto, entrambi nel “founding team” di Clevi, startup nata nel 2022 con l’obiettivo di fornire al consumatore uno strumento per comparare i prezzi applicati online dai vari supermercati e scegliere, dunque, dove effettuare la spesa più conveniente.

Facciamo però un passo indietro, a quando tutto ha inizio.

Clevi parte nel 2022. Alessandro e Alberto hanno studiato ingegneria gestionale al Politecnico di Torino, struttura che supporta la loro startup attraverso il proprio incubatore I3P, fornendo consulenza, contatti, un aiuto nella redazione del business plan e garantendo la disponibilità degli spazi in cui lavorare.

A loro si aggiungono Giulio (il fratello di Alessandro) anche lui ingegnere gestionale, uno sviluppatore IT ed un fisico teorico, tutti soci dell’azienda. L’obiettivo: creare uno strumento veloce ed efficiente che consenta ai clienti di comprendere in quale negozio virtuale convenga fare la spesa.

Per gli addetti ai lavori, risultano dei limiti evidenti insiti nella determinazione della convenienza reale per il consumatore, ad esempio:

  • Magari l’insegna X è più cara dell’insegna Y su alcuni prodotti comparabili ma non sul marchio proprio o sui prodotti non confrontabili.
  • L’insegna X è più cara dell’insegna Y su determinati articoli ma ne ha altri in promozione che il cliente vuole acquistare e, per farlo, aggiunge al carrello anche la spesa complementare di modo da non pagare le spese di spedizione.
  • Acquistando presso l’insegna X si ottiene, in effetti, un piccolo risparmio ma l’insegna Y vende un prodotto che il consumatore vuole assolutamente e, dunque, sempre per evitare di pagare le spese di spedizione, effettua in questa seconda insegna la propria spesa.

Aggiungiamoci poi che, in GDO, il peso in percentuale della spesa online ha sempre fatto fatica ad andare oltre il 2/3%.

Ma allora, dov’è il valore di Clevi?

Clevi, da quanto riportano i fondatori, è in grado di fornire una rilevazione puntuale per CAP e per negozio (laddove disponibile) dei prezzi mostrati online con una frequenza giornaliera.

Alessandro e Alberto mi raccontano che hanno provato a virare da un modello B2C (comparatore prezzi per il consumatore) ad uno B2B (rilevazione prezzi per retailers/fornitori) ma che facevano molta fatica ad ottenere fondi dal mercato e commesse, visto che, comunque, si trattava di un gruppo di lavoro estraneo al mondo della GDO. Basti pensare, ad esempio, che erano da tempo in attesa di ottenere un finanziamento di 5.000€ che tardava ad arrivare.

Chi ha accesso al software di Clevi può ottenere rilevazioni prezzo in modo estremamente rapido, verificando il posizionamento competitivo delle insegne in più zone (CAP) e, laddove possibile, nei singoli stores.

Da curioso ed appassionato di commercio, mi vengono in mente alcuni utilizzi per questo software. Per come la vedo io, il valore sta nella frequenza di rilevazione. Ad esempio, si potrebbero generare dei report per monitorare l’andamento della competitività tra insegne, nel tempo, su determinati panieri che costituiscono degli esempi di spesa. Com’è noto, infatti, uno store può essere posizionato ad un indice 98 su un altro ma avere dei panieri specifici sui quali, invece, risulta meno competitivo. Se tali panieri sono associati ad un’elevata frequenza di acquisto, è utile monitorarli.

Quando li raggiungo via Microsoft Teams, Alessandro e Alberto sono entrambi impegnati in nuove attività interessanti ma mi riferiscono che chiunque sia interessato ad acquistare la proprietà intellettuale e gli strumenti di rilevazione di Clevi per effettuare le proprie analisi può inoltrare una richiesta di contatto a redazione@retailwatch.it

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