Cosa sta facendo Esselunga nell’IT per rendere la spesa personalizzata e facile

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Ottobre 2020. Esselunga «sta investendo in maniera importante nella trasformazione digitale anche se non è sempre immediatamente visibile, infatti non ci si deve aspettare soluzioni avveniristiche da film di fantascienza, piuttosto l’innovazione si concretezza in un’esperienza d’acquisto più semplice, in una maggiore personalizzazione dei servizi più vicina alle esigenze del cliente, prodotti più freschi e consegne più rapide». Francesca Vergara Caffarelli, chief digital and information technology officer Esselunga, racconta così il rapporto tra intelligenza artificiale e un’azienda che non è solo leader nella grande distribuzione organizzata ma è anche una food company. Dal palco del teatro Bibiena che ospita la tappa di alfabeto del futuro dedicata all’Ai la manager spiega come le «proposte di sperimentazione tecnologica che riceviamo» siano «sempre numerose e il rischio di portare avanti progetti pilota fine a se stessi è alto» ma sottolinea anche che «con il nostro approccio, che parte dal piano industriale, riusciamo a focalizzarci sulle priorità di business». E aggiunge: «L’adozione di nuove tecnologie comporta un processo di trasformazione profonda che investe tutti gli ambiti dell’azienda». Già ma che cosa succede in concreto? «I nostri motori di recommendation e gestione delle promozioni e-commerce usano già da tempo algoritmi intelligenti per offrire al cliente una migliore esperienza di acquisto», risponde Caffarelli. Esselunga, poi, «sta portando avanti una sperimentazione sull’uso della blockchain per tracciare il ciclo di vita del cacao e offrire ai clienti visibilità e garanzie sull’origine dei prodotti». E attraverso un altro progetto pilota si sta sperimentando «l’applicazione dell’IoT nelle linee di produzione per eliminare gli sprechi di materie prime e rendere più efficienti i processi di manutenzione, riducendo i fermi macchina». Secondo Caffarelli «la sperimentazione spinta può generare un’espansione in scala, mentre in altri casi permette di ottenere importanti spunti per evoluzioni future e di sviluppare un cultura digital i cui benefici vanno ben oltre la singola applicazione pratica». L’emergenza Covid ha accelerato, invece, la ricerca di soluzioni per ridurre le code e gestire al meglio il contingentamento dell’ingresso dei clienti. Lo strumento scelto è stato quello dell’app Ufirst che ha permesso di scegliere un negozio, prenotare un posto in fila da casa in modo virtuale e recarvisi una volta ricevuta la notifica sul cellulare». La pandemia ha anche dato impulso alle vendite on-line: «Lo scorso anno il mercato dell’online in Italia rappresentava l’1% del totale sul valore delle vendite, per Esselunga incideva già al 3-4%. Con il Covid-19 questa percentuale è raddoppiata. Il lockdown ha rafforzato l’abitudine a fare la spesa online e noi abbiamo anche introdotto altre forme di ritiro veloce della spesa ordinata online». Francesca Vergara Caffarelli, però, sottolinea che per Esselunga «oltre all’adozione di nuove tecnologie per abilitare processi innovativi, la cultura digitale è un elemento chiave della trasformazione». E da questo punto di vista «le leve principali che stiamo adottando in azienda riguardano la diffusione di strumenti digitali per facilitare l’operatività quotidiana e l’adozione di metodologie innovative per lo sviluppo di progetti It». Che cosa significa in concreto? «L’uso di suites di workplace e collaboration e della intranet aziendale ci hanno permesso di essere immediatamente efficaci nella gestione dello smar tworking. Inoltre la dematerializzazione dei documenti cartacei e l’introduzione di firma digitale e workflow approvativi hanno velocizzato e semplificato tutta la gestione amministrativa». Senza dimenticare la progettualità dove «l’utilizzo delle metodologie di design thinking e di sviluppo Agile sono ormai una pratica consolidata che ci permette non solo di implementare le nuove soluzioni digitali in maniera più rapida ma anche portare avanti in modo più profondo ed efficace la trasformazione di processi».

Fonte: LaStampa, 30.09.20

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