Daniele Tirelli: retail experience in USA

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Daniele Tirelli: retail experience in USA

Aprile 2013. Un nuovo libro di Daniele Tirelli, presidente di Popai, è sempre interessante. Intanto per il personaggio, un po’ macro economista, un po’ sociologo, un po’ ricercatore e da oggi un po’ giornalista. E poi per l’esperienza, che è quel che più conta.

Retail Experience in Usa è edito da Franco Angeli (30 euro, forse un po’ troppi), editore che organizza un’apposita collana per l’Associazione. Il libro è in realtà una raccolta di schede di negozi di diverse categorie merceologiche che Daniele ha incontrato nei suoi diversi viaggi oltre oceano alla ricerca della verità e della varietà del retail.

La verità si chiama experience, ed è questa la lente di ingrandimento adottata per analizzare ogni insegna. Un’experience che in questo continente abbonda, ma che non sempre porta alla creazione di vere e proprie catene di retail, a volte rimane nei flagship o addirittura nei progetti. Ma Tirelli la cerca con ostinazione fino a trovarla e a descriverla con abbondanti particolari. Se qualche aggettivo vi sembra forzato non fateci caso, è un po’ nella natura effervescente e positivista di Daniele e serve per convincervi sulla bontà della descrizione e sulla necessità di prenderne nota per un vostro prossimo viaggio negli States.

La varietà si chiama, invece, capacità (e su questo non avevamo dubbio) di Daniele di passare da un supermercato a un ristorante a un negozio di tecnologia con facilità, fino a un centro commerciale, senza lasciarsi intimorire dal brand o dal prodotto. Le schede prodotte dei negozi sono un po’ un ottovolante sul quale accomodarsi e vedere a che punto è arrivato il retail a stelle e strisce. È un ottovolante particolare e saprà sicuramente attrarre la vostra curiosità e la vostra intelligenza.

Unica nota critica per il giornalista Daniele Tirelli che, spiega, il retail professionale è del viaggiatore e di colui che vuole vivere il negozio nelle sue particolarità merceologiche e di servizio: non sarebbe meglio aggiungere anche i lati negativi dei negozi visitati? Sembrano tutti perfettini…

Ma sarà davvero così?

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