DGM: l’efficienza strutturale della gdo è in aumento

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DGM: l’efficienza strutturale della gdo è in aumento

DGMConsulting, società di consulenza di Milano, ha rilasciato un lungo e approfondito studio su varie aziende della gdo, partendo dall’analisi dei bilanci.
 
Ne riportiamo alcuni stralci perchè interessanti per la business community.
 
L'analisi del mercato
Il passato
Spesa media mensile familiare per alimenti e bevande in contrazione dal 2011, anche se a tassi sempre minori.

Il futuro
I consumi complessivi degli italiani sono previsti in rialzo sia nel 2015 sia nel 2016.

Lo stato del mercato
Contrazione del volume d'affari del commercio al dettaglio dal 2010, condizionato su tutto il periodo dal settore non alimentare, e dal 2012 anche da quello alimentare.

L'offerta
La contrazione delle vendite e' accompagnata da una diminuzione dei punti di vendita ad eccezione dei discount che continuano a crescere.

Le aziende
Il passato
Malgrado la contrazione complessiva del mercato, il campione mostra una crescita modesta, con ricavi complessivi che aumentano dal 2013 al 2014 dello 0,67%.
Redditivita' del capitale investito in calo di 1,13 punti percentuali dal 2013 al 2014 a causa della congiunta diminuzione dell'efficienza operativa e dell'efficienza strutturale.
Free cash flow operativo negativo a causa della riduzione dei debiti commerciali e del trend degli investimenti che non si arresta (ristrutturazione o apertura dei punti vendita).
Miglioramento dell'equilibrio patrimoniale dal 2013 al 2014, in quanto diminuisce la posizione finanziaria netta e aumentano i mezzi propri. nello stesso periodo rimangono stabili dei tempimedi di rientro dal debito finanziario.

Il futuro
I risultati commerciali del campione sono previsti in aumento sia nel 2015 sia nel 2016.
Redditivita' attesa del capitale investito in aumento nel 2015 (+0,39 punti percentuali) per effetto della crescita della redditivita' delle vendite. stabile il rona previstonel 2016.
Free cash flow operativo previsto in miglioramento nel biennio di previsione, ma ancoranegativo.
rimane stabile l'equilibrio patrimoniale. miglioramento dei tempi stimati di rientro dal debito finanziario.
 
Le best practice
Al fine di individuare le società che dal 2013 al 2014 hanno conseguito le performance migliori, DGM consulting ha deciso di svolgere l’analisi non sull’intero campione, ma su un insieme di player che rispettano i seguenti requisiti:
 
. aumento del fatturato dal 2013 al 2014;
. aumento del risultato operativo superiore al tasso di crescita delle vendite dal 2013 al 2014;
. EBIT 2013 positivo.
 
Delle 84 aziende che compongono il panel, solo 21 registrano tali performance. Di queste, come si può evincere dalle tabelle a pagina successiva, 4 mostrano la capacità di diminuire l’incidenza sul fatturato sia dei costi commerciali sia dei costi operativi, 10 riescono ad essere efficienti nella gestione grazie alla diminuzione dell’incidenza sul fatturato dei costi commerciali, parzialmente compensata dall’aumento dell’incidenza dei costi operativi. Al contrario sono 7 le società che mostrano la capacità di aumentare il reddito operativo più dell’aumento dei ricavi, diminuendo l’incidenza dei costi operativi.
Anche in questo caso, come già evidenziato dall’analisi dell’intero panel, le società che mettono in pratica una strategia di saving sul costo del venduto hanno un dimensionamento medio maggiore, mentre le società che seguono la strategia di saving sui costi operativi sono quelle che mediamente aumentano di più la redditività delle vendite.
Ciò significa che la strategia che porta i risultati migliori è quella che mira alla riduzione dei costi operativi, tuttavia, il rapporto fra reddito operativo e fatturato è mediamente più alto per le società seguono la strategia di efficienza commerciale.
 


 
L’offerta
Decrescita del giro d’affari della Grande Distribuzione Organizzata e diminuzione dei punti vendita. Il Discount è l’unico canale distributivo in espansione.
Per avere una chiara indicazioni circa le dimensioni della Grande Distribuzione Organizzata (ovvero Ipermercati, Supermercati e Superstore, Libero servizio, Hard discount, Grandi Superfici non specializzate), è necessario calcolare il suo fatturato aggregato e confrontarlo con quello di Grandi superfici e Catene specializzate e con quello degli Altri operatori del mercato (ovvero Ambulanti, Internet, Door to door, Vendite per corrispondenza, Vari). A fronte del generale calo delle vendite fra il 2011 ed il 2013 che ha colpito trasversalmente tutte e tre le tipologie distributive, nel 2014 si nota  un’inversione di tendenza solo per Grandi superfici e Catene specializzate, che registrano un aumento del fatturato aggregato dell’1,61%. La GDO soffre di un ulteriore ridimensionamento dei ricavi delle vendite (1,04%) pari a circa 1 miliardo di Euro.
Nello specifico, l’ammontare di questa variazione negativa è assegnabile in quota parte agli scaffali dei generi alimentari e a quelli dei beni non alimentari: i primi perdono 800 milioni di Euro, i secondi 200 milioni di Euro circa.
 
L’ulteriore segmentazione delle vendite della Grande Distribuzione non specializzata per formato commerciale permette di cogliere la netta superiorità dell’andamento dei Discount, con caratterizzazione sia annuale che stagionale. Quest’ultimo canale manifesta una crescita continua dal 2010 a differenza dei Supermercati che decrescono sia nel 2013 che nel 2014. Gli Ipermercati, invece, registrano una contrazione dal 2009 anche se mantengono il primato nei mesi di Dicembre.
Le dinamiche evidenziate dall’andamento delle vendite, vengono confermate anche analizzando il numero di punti vendita, che nel complesso diminuiscono, passando da 28.904 nel 2012 a 27.668 nel 2014 (dati FederDistribuzione), sintomo di chiusure da parte dei player di minor dimensioni e/o la rifocalizzazione sul territorio da parte degli operatori della GDO. Il Discount è l’unico canale distributivo che aumenta i punti di vendita dal 2012, raggiungendo nel 2014 un numero quasi doppio rispetto al 2000.
I motivi di questa progressiva crescita sono molteplici. L’assortimento dimezzato rispetto alle altre tipologie distributive (generalmente un discount espone a scaffale la metà delle referenze presenti all’interno di un supermercato di pari metratura e, inoltre, “fatte esclusivamente per il discount”) consente una migliore gestione dei costi; ciò permette di investire e di far trovare all’interno sempre più qualità dei prodotti freschi, nonché la presenza di marchi riconosciuti, nonostante rimanga sempre la logica “Every day low price”. Inoltre anche l’ambiente tende ad essere più simile a quello di Ipermercati e Supermercati (si passa da Hard a Soft Discount) consentendo di aumentare l’affluenza e la frequenza. Il ruolo del Discount sta cambiando: non è più il luogo ove “comprare saltuariamente a prezzi più bassi”, bensì ove “fare la spesa di tutti i giorni”.
 
Le misure economiche finanziarie
In assenza di dati economici, patrimoniali e finanziari puntuali sul settore aggregato della Grande Distribuzione Organizzata italiana, si è proceduto a ricostruire i risultati di un campione che fosse il più rappresentativo possibile delle dinamiche interne al comparto. Per fare questo, sono stati raccolti e riclassificati i dati economicofinanziari contenuti nei bilanci di 84 delle maggiori società del comparto della grande distribuzione (il cui elenco è riportato nella tabella in allegato). Si è proceduto dunque ad aggregare gli ultimi dati di bilancio disponibili ad oggi, quelli relativi all’esercizio 2014, in modo tale da comporre un Conto Economico ed uno Stato Patrimoniale dell’intero settore. I valore raccolti presentano un fatturato totale aggregato (Ricavi delle vendite ed Altri ricavi) nel 2014 pari a 67,3 miliardi di Euro, a fronte di una rilevazione di FederDistribuzione del giro d’affari 2014 dei canali Ipermercati, Supermercati/Superstore, Libero Servizio, Hard Discount (tra “Alimentare” e “Non alimentare”), di circa 95,4 miliardi di euro.
Il campione qui presentato sarebbe, secondo queste rilevazioni, rappresentativo del 70,8% dell’intero mercato.
I bilanci utilizzati, ove redatti e pubblicamente disponibili, sono quelli consolidati di gruppo, in modo tale da evitare il più possibile eventuali discrepanze legate a trasferimenti infragruppo e all’applicazione di condizioni differenti rispetto a quelle di mercato. All’interno del campione sono rilevabili realtà estremamente eterogenee sia per ragione sociale (es.: cooperative, società per azioni, ecc.), sia per dimensioni (partendo dai 7.917 milioni di Euro di ricavi delle vendite e altri ricavi di Esselunga S.p.A. fino ad arrivare ai circa 1.157 milioni di Euro di S.I.P.A. S.r.l., società appartenente al gruppo Vegè).
 
Il passato, le principali evidenze
I) Malgrado la continua contrazione del mercato dal 2011, il campione manifesta una crescita moderata nel biennio 20112012, con ricavi complessivi quasi costanti nel 2013 e 2014.
Questa tendenza di moderata crescita si può spiegare analizzando il panel di aziende selezionate, il quale è compo

 
sto sia dalle società di grandi dimensioni sia dalle società appartenenti ai principali gruppi d’acquisto che quindi sono più rappresentative del mercato della Grande Distribuzione Organizzata in Italia e che risentono meno della stringente congiuntura economica.
Dal 2012 al 2014 la diminuzione dell’incidenza della quota di altri ricavi (inclusivi dei premi erogati a fine anno) sui ricavi lascia intendere un possibile spostamento di valori monetari tra gli operatori GDO e i loro fornitori “dall’esterno all’interno della fattura” , che confermerebbe le evidenze attese in seguito all’introduzione dell’art.62 del “Decreto Liberalizzazioni”, mentre la diminuzione dell’incidenza degli acquisti sui ricavi è sinonimo che il mercato del commercio al dettaglio sta sempre più razionalizzando e centralizzando le attività di contrattazione con le aziende alimentari al fine di avere una forza contrattuale maggiore.
 
II) Redditività del capitale investito in calo di 1,13 punti percentuali dal 2012 a causa della diminuzione congiunta dell’efficienza operativa (redditività delle vendite) e dell’efficienza strutturale (turnover del capitale investito).
Efficienza operativa della gestione in riduzione. La redditività delle vendite, in diminuzione dal 2010 ad esclusione del 2012, registra  0,41 punti percentuali nel 2014. Le motivazioni sottostanti sono riconducibili all’aumento della rilevanza  tra i costi operativi  del costo del personale che raggiunge nel 2014 l’incidenza sui ricavi di vendita più alta del periodo analizzato (10,04%)  condizionata anche dalla crescita strutturale del costo del lavoro nel contesto economico italiano (totale dipendenti al netto dei dirigenti nelle imprese con almeno 500 dipendenti, operanti nel settore commercio al dettaglio in esercizi non specializzati).
 

 
Analizzando il margine d’intermediazione commerciale di primo livello in valore assoluto, si osserva che esso aumenta dal 2013 al 2014 (+0,47%) in quanto il costo degli acquisti, al netto delle variazioni di magazzino, cresce meno dell’aumento di fatturato. Tuttavia è da sottolineare il fatto che il costo degli acquisti decresce nell’ultimo anno.
Infine, aumenta anche il peso del costo per servizi e godimento dei beni di terzi nei confronti dei ricavi di vendita.
Efficienza strutturale in contrazione.
Il Turnover del Capitale Investito Netto (CIN) è in tendenziale calo dal 2010 al 2014, ed è passato nell’ultimo biennio da 2,55 a 2,45 (il CIN “ruota” 2,45 volte sui ricavi, cioè 1€ di capitale investito permette di generare 2,41€ di fatturato).
 

 
Il Capitale Investito Netto registra un aumento del 16,7% dal 2010 al 2014 con tassi di crescita che raggiungono i livelli più alti nel 2012 (+5,26%) e nel  2014 (+4,58%). Esso è composto dalla somma di Capitale Circolante Operativo Netto (CCNO), Attivo Fisso Netto (AFN) e saldo fra Crediti/Debiti Diversi. Come si può osservare dal grafico il CCNO e il saldo fra Crediti/Debiti Diversi sono negativi per tutto il periodo in osservazione, in quanto le passività sono maggiori in calore assoluto delle attività. Tuttavia, se il saldo fra Crediti/Debiti Diversi si mantiene pressoché costante, il CCNO  che nel 2014 induce la riduzione del Capitale Investito Netto di oltre 2,8 miliardi di euro  mostra una dinamica in miglioramento nel quinquennio considerato. Infine, l’Attivo Fisso Netto, che costituisce la parte preponderante del CIN, aumenta in ciascun anno, ad eccezione del 2013, crescendo di 5,26 punti percentuali dal 2010 al 2014.
 
Il Capitale Circolante Operativo Netto, negativo in tutto l’arco temporale analizzato a causa della netta superiorità in valore dei debiti commerciali rispetto ai crediti commerciali, è in miglioramento (passa da –4,93 miliardi di euro a –2,82 miliardi di euro nel 2014). Tale dinamica è dovuta alla decrescita del valore dei debiti commerciali (che scendono del 18,7% dal 2011), più marcata della decrescita dei crediti commerciali, a conferma dunque delle intenzioni economiche che hanno indotto all’introduzione dell’art.62 del “Decreto Liberalizzazioni”, che tuttavia sembrano oramai essere state assimilate. Inoltre, le rimanenze hanno subito un progressivo incremento, passando da 4,52 miliardi di euro nel 2010 a 5,24 miliardi di euro nel 2014.
Queste ultime evidenze di miglioramento della posizione creditoria/debitoria del campione di aziende della GDO trovano conferma analizzando le variabili che compongono il CCNO sotto forma di tempistiche di loro “esaurimento/consumo”: i giorni medi di incasso dei crediti commerciali sono tendenzialmente stabili seppur in leggero calo, i giorni medi di pagamento dei debiti commerciali diminuiscono fortemente (passando da 86 giorni nel 2011 a 68 nel 2013 per poi stabilizzarsi) e i giorni medi di giacenza delle rimanenze in magazzino manifestano un andamento sostanzialmente piatto.
Procedendo con l’analisi dell’Attivo Fisso Netto, seconda delle due determinanti che compongono il Turnover del Capitale Investito Netto, si evince che è aumentato complessivamente del 5,6% dal 2010 al 2014, crescendo di circa 3,7 punti percentuali nel primo triennio e stabilizzandosi nel secondo (+1,8%). Le motivazioni sottostanti sono riconducibili all’incremento dal 2010 al 2014 delle immobilizzazioni materiali (+7,29%) e delle immobilizzazioni finanziarie (+5,62%). Calcolando, inoltre, la sua rotazione sui ricavi di vendita, si osserva che è in leggera crescita, ad eccezione dell’ultimo anno di analisi.
 
III) Free Cash Flow Operativo negativo a causa della riduzione dei debiti commerciali e del trend degli investimenti che non si arresta. Rimane buono l’equilibrio patrimoniale, peggiora leggermente la stima dei tempi di rientro dal debito finanziario.
Il Flusso di Cassa Operativo Netto cumulato dei player della Grande Distribuzione Organizzata è diminuito negli ultimi anni principalmente per il maggiore e più veloce rimborso dei loro debiti commerciali. Questo ha determinato un “contraccolpo” finanziario nell’anno 2012, in parte superato negli anni successivi. Inoltre la gestione degli investimenti, in particolare in immobilizzazioni materiali e immateriali, continua a drenare cassa contribuendo a un Free Cash Flow Operativo di segno negativo.
Nonostante il flusso di cassa aziendale negativo, le disponibilità liquide continuano ad aumentare fino al 2013, grazie ad accensioni di debiti finanziari a breve e lungo termine, per poi ridursi nel 2014. L’aumento della Posizione Finanziaria Netta, compensata in parte da un continuo aumento dei mezzi propri, determina una crescita, dal 2010 al 2013, degli anni stimanti in cui è possibile ripagare i debiti finanziari (calcolati come PFN/EBITDA).
 
Il futuro, le principali evidenze
I) I risultati commerciali del campione analizzato  in ipotesi di continuità strategica rispetto al passato  sono previsti in crescita sia nel 2015 che nel 2016. La timida ripresa registrata nel 2014, sembra quindi essere confermata nel prossimo biennio.
L’andamento in crescita del fatturato nel 2015 (+1,46%) si spiega osservando le dinamiche previste dei prezzi al consumo e dei consumi reali totali, che sono le variabili macroeconomiche utilizzate per stimare il trend futuro dei ricavi totali. Dal 2014 al 2015 si evidenzia una variazione positiva di entrambi, rispettivamente +0,96% e +0,5% (elaborazioni statistiche su dati Istat). Nel 2016 il fatturato del panel vede un incremento più rilevante (+1,84%) determinato dall’aumento stimato dell’inflazione che ha impatto sul consumatore finale (+1,14%) e dalla previsione della spesa media delle famiglie italiane (+0,7%).
II) Redditività attesa del capitale investito in aumento nel 2015 (+0,39 punti percentuali) per effetto della crescita della redditività delle vendite e di una sostanziale stabilità del turnover del capitale investito. Nel 2016 il RONA rimane pressoché stabile (0,07%).
Efficienza operativa della gestione in leggera crescita nel 2015 e stabile nel 2016. La redditività delle vendite, nel 2015, inverte il trend al ribasso aumentando di 0,15 punti percentuali per poi mantenersi stabile nel 2016 (0.04 p.p.). La causa scatenante il lieve miglioramento nel 2015 è la sostanziale stabilità dell’incidenza attesa del costo del personale sui ricavi di vendita e della variazione negativa delle rimanenze di magazzino che incrementa la marginalità d’intermediazione commerciale che a sua volta condiziona positivamente la redditività operativa. Al contrario, nel 2016, la crescita stimata del peso del costo del personale si riflette quasi di pari importo nella leggera erosione di marginalità.
Il costo del lavoro è stato previsto sommando la sua crescita nominale (+0,5% fonte European Commission) sommato ad elaborazioni statistiche sui dati Istat relativi all’indice del costo del lavoro per dipendente.
 

 
Efficienza strutturale in aumento
Il turnover del capitale investito è previsto crescere leggermente sia nel 2015, passando da 2,45 a 2,47, sia nel 2016, raggiungendo un valore di 2,50. Questa dinamica si deve alla crescita attesa del CIN che avanza ad un tasso inferiore rispetto a quello delle vendite, oltre che rispetto agli anni consuntivi. In altre parole, il campione di aziende oggetto di analisi riesce a generare a livello di giro d’affari più di quanto investe sia nel 2015 (tasso di crescita del fatturato pari a +1,46% a fronte di un tasso di crescita del CIN pari a 0,78%) sia nel 2016 (rispettivamente +1,84% e +0,65%). L’aumento previsto del Capitale Investito Netto è principalmente figlio dello sviluppo atteso dell’Attivo Fisso Netto (circa +1% annuo), piuttosto che dell’andamento atteso del Capitale Circolante Netto Operativo, che rimane sostanzialmente stabile e negativo nel 2015, mentre peggiora leggermente nel 2016.
Infine, anche il saldo previsto di Crediti/Debiti diversi si attesta sui valori negativi degli anni precedenti.
 

 
III) Free cash flow operativo previsto in miglioramento che tuttavia rimane negativo in entrambi gli anni di forecast. Stabilità dell’equilibrio patrimoniale e leggero miglioramento dei tempi stimati di rientro dal debito finanziario nel 2015.
Il flusso di cassa operativo netto migliora negli anni di previsione per l’aumento dei debiti commerciali che invertono il loro trend, manifestando che gli operatori del campione hanno oramai superato gli effetti provenienti dall’introduzione dell’art. 62 del “decreto liberalizzazioni”. Inoltre rispetto al 2014, nel biennio di previsione il reddito operativo è maggiore. Per quanto riguarda la gestione degli investimenti, la voce più preponderante rimane l’investimento in immobilizzazioni materiali (apertura e/o ristrutturazione dei punti vendita) che continua a crescere in continuità con gli anni precedenti.
Il ricorso all’indebitamente finanziario, previsto continuo negli anni di forecast, non determina un peggioramento della Posizione finanziaria Netta, in quanto in entrambi gli anni i debiti finanziari sono compensati da un proporzionale aumento delle liquidità immediate, a loro volta incrementate dal flusso di cassa positivo.
Infine, il payback period si riduce nel 2015, anno in cui l’EBITDA aumenta del 5% rispetto all’anno precedente, per poi stabilizzarsi nel 2016.
 
Le best practice
La tabella sottostante riporta tutte le società che hanno mostrato essere capaci di generare efficienza nella gestione aziendale nell’ultimo anno, con fatturato in aumento e reddito operativo già positivo nel 2013.
Concentrando la nostra attenzione sui principali operatori del mercato della grande distribuzione in termini di quote di mercato, possiamo citare come eccellenze Esselunga S.p.a, Aspiag Servive S.r.l., Grandi e Alì S.p.A., e Magazzini e Supermercati Il Gigante S.p.A.. Le prime tre migliorano la loro redditività operativa concentrandosi sulla strategia di saving di costi commerciali; ad esempio Aspiag Service S.r.l. riduce di 7,35€ il costo del venduto ogni 1000€ di fatturato. Al contrario Magazzini e Supermercati Il Gigante S.p.A. si focalizza sulla strategia di riduzione dei costi operativi (3€ ogni 1000€ di fatturato), in particolare sull’abbattimento dei costi di struttura e funzionamento.
Fra le società che rispettano i requisiti sopra citati, quella che fa registrare il più netto miglioramento nell’aumento del risultato operativo è Gargiuolo & Mariello S.p.A, (azienda facente parte del gruppo di acquisto Vegè) che nel corso del 2014 ha generato 11,01€ in più di EBIT ogni 1000€ di fatturato rispetto al 2013. Analizzando la scomposizione dell’efficienza gestionale, la società che registra performance migliori nella diminuzione del costo del venduto è Acil S.r.l. con 98,27€ ogni 1000€ di ricavi, mentre sul fronte dell’efficienza operativa troviamo Gruppo Enzo Ferì S.r.l. (azienda appartenente al gruppo Vegè) con –17,97€.
 

 
Le 84 società che compongono il panel analizzato sono state aggregate in base al gruppo di acquisto di riferimento. Il campione è stato quindi suddiviso in 14 gruppi (Agorà Network, AuchanSma, Bennet, C3, Carrefour, Coop, Eurospin, Esselunga, Finiper, Gruppo Tuo, Gruppo Sun, Gruppo Pam, Selex, Vegè) più un insieme denominato “Altri”, in cui confluiscono le società non facenti parte a nessun gruppo di acquisto oltre alle società che pur essendo parte di un gruppo, da sole non sarebbero rappresentative del suo andamento economicofinanziario (per questo motivo si è deciso di non identificare separatamente il consorzio Despar Italia e Conad).
L’analisi dei gruppi ricalca l’analisi già effettuata per le singole aziende e mira ad evidenziare quale gruppo d’acquisto ha dimostrato di saper migliorare i propri risultati reddituali, coniugando buone dinamiche di indebitamento.
N.B.: i risultati della presente analisi per gruppi sono attenuati dal fatto che ciascun conto economico e stato patrimoniale di gruppo è stato costruito aggregando i dati di bilancio delle singole società. Ciò non permette l’elisione dei rapporti infragruppo e non consente di cogliere appieno le possibili sinergie in atto fra i diversi operatori.
 

 
I) Il gruppo d’acquisto che migliora maggiormente la propria efficienza gestionale dal 2013 al 2014, aumentando il proprio fatturato e partendo da un reddito operativo positivo, è il gruppo Vegè.
Esso infatti aumenta di 1,44€ l’EBIT ogni 1000€ di fatturato generato. Il gruppo Tuo, che aumenta il reddito operativo di 56,79€ ogni 1000€ di ricavi generati, non viene considerato come best performer in quanto nel 2014 registra un EBIT negativo.
Scomponendo la variazione dell’EBIT nelle componenti di costo che partecipano alla sua generazione, risulta che il gruppo Sun è quello che maggiormente riesce a fare saving sul costo del venduto. Infatti, dal 2013 al 2014 migliora la sua efficienza commerciale diminuendo di 9,22€ i costi per gli acquisti ogni 1000€ di fatturato, seguito da Eurospin e Agorà Network.
Relativamente all’efficienza operativa, è ancora il gruppo Vegè che si dimostra il più capace a ridurre tali costi, abbattendo di 1,15€ ogni 1000€ di fatturato i costi di struttura e funzionamento mantenendo stabili i costi per il personale. Focalizzando l’attenzione su questa voce di costo, si nota come solo il gruppo Tuo riesce a registrare una sua diminuzione dal 2013 al 2014.
Spostando il focus sui costi di struttura e funzionamento (in cui rientrano costi per servizi, godimento di beni di terzi, ammortamenti, accantonamenti e oneri diversi) è Finiper a registrare il miglior risultato, diminuendo questa tipologia di costi di 2,99€ ogni 1000€ di fatturato generato, seguita da Selex e C3.
Nel 2014, Coop, con il 18,34%, risulta essere il gruppo più grande in termini di quota di mercato relativa al fatturato, calcolata sui ricavi aggregati del panel, mentre in termini di quota di mercato sul reddito operativo, Esselunga (52,65%) ed Eurospin (37,07%) generano circa il 90% dell’EBIT totale.
 



II) Mettendo in relazione i risultati reddituali e il grado di indebitamento dell’anno 2014 si nota come Eurospin registri la redditività più alta sostenuta da un’ottimo equilibrio patrimoniale.
La matrice a lato posiziona i gruppi di acquisto rispetto alla media dei valori dell’anno 2014 del campione preso nel suo complesso, considerando sull’asse delle ordinate l’incidenza dell’EBIT sul fatturato e sull’asse delle ascisse il rapporto fra posizione finanziaria netta e i mezzi propri.
La redditività operativa dei gruppi Eurospin, Esselunga, Agorà Network, C3, Selex e Vegè è superiore rispetto alla media del campione e un tasso di indebitamento minore. Fra questi, facendo un confronto con il 2013, solo i gruppi Vegè ed Esselunga riescono ad aumentare il rapporto fra EBIT e fatturato, ma peggiorano, anche se leggermente, il rapporto fra posizione finanziaria netta e mezzi propri.
 
III) I gruppi Esselunga e C3 registrano i più convincenti tempi medi di rientro dal debito finanziario (payback period), inferiore all’anno.
Se consideriamo il trend dell’indicatore, si nota come il gruppo C3 riduce costantemente il payback period dal 2012, mentre per Esselunga si registra una dinamica opposta. Al di sotto della media del panel, troviamo anche i gruppi Sun, Vegè e Selex. I gruppi Eurospin, Agorà Network e Carrefour, invece, mostrano una posizione finanziaria netta negativa (cioè liquidità immediate superiori ai debiti finanziari), dal 2010 al 2014.

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