Eataly New York: come fare mercato e ristorazione
Dicembre 2013. È da oltre un anno che ho visitato Eataly di New York ma non mi sono mai deciso a scriverne: un po’ perché se non avessimo Oscar Farinetti all’estero e soprattutto a NY, i nostri prodotti avrebbero meno visibilità, un po’ perché tutti ne parlano con toni positivi, un po’ perché Oscar è troppo simpatico.
Ma il nostro compito è quello di analizzare il format e trarne una serie di stimoli per la business community che li legge.
. La location. Il 200 della 5° Avenue di NY, ang. 23°, è una location eccezionale, certamente Oscar ne poteva trovare un’altra ma qui ha tutta la visibilità che vuole. Un po’ di pasticci sull’insegna con Gelati che è più visibile di Prodotti italiani, ma va ben, la gelateria, questo è certo tira, basta entrare e ve ne accorgerete.
. L’atmosfera. A metà strada fra il Gran bazar di Istanbul e il mercato rionale sottocasa (il mio parametro è quello di Benedetto Marcello a Milano) questo Eataly ha poco a che vedere con quello di Roma Ostiense e di Torino. La parte di ristorazione ha il sopravvento sulla vendita e le attrezzature di accoglienza sono molto spicce ed avare nello spazio per ciascun individuo che, rispetto a Roma sembra di essere in un fast food, seppur di prodotti premium, certamente colorato.
L’esposizione dei prodotti. Diciamo subito una cosa: le nostre ASSLL inorridirebbero nel vedere molti prodotti così vicini alla portata di borse e cappotti, ma qui, evidentemente, la legge è più lasca e per molti versi è meglio così. Molte marche, poi hanno il sopravvento sul resto dell’assortimento. Capiamo bene il problema delle contribuzioni e delle esposizioni preferenziali, ma alcune marche sono davvero sopratono rispetto al loro posizionamento in Italia e visto che il sottotitolo è “Italian fine food”, bisognerebbe soppesare di più gli spazi e non darli al miglior offerente, che sarà si italiano, ma non parla la lingua dell’eccellenza che usa Oscar Farinetti. Una cosa è comunque certa: non esiste un negozio simile a NY ed è per questo che in moltissimi fanno la coda per mangiare o per un semplice gelato da passeggio. Rispetto ai cibi pronti dei supermercati o del take away degli stessi o dei fast restaurant qui siamo nell’Olimpo, nell’eccellenza davvero.
In alcuni punti poi, quando i ristoranti prendono possesso dello spazio è difficile dire che questo Eataly sia anche adatto a fare la spesa.
Gli spazi più normali sono la pescheria e la macelleria. La prima ha una presentazione e un’offerta davvero importante.
Mentre la macelleria spiega un banco di marmo, alto, alla piemontese con carni che davvero i new yorkesi se le sognano nei loro supermercati, nemmeno WholeFood può competere con questo Eataly.
Tutte le altre lavorazioni, dalle mozzarelle alle pizze, ai ristoranti di pesce e carni sono un tripudio di colori e di cucina mediterranea (sempre senza ASSLL).
Guardate come si presenta la panetteria, un vero sistema di produzione dove anche chi non mangia pane è obbligato a fermarsi.
L’enoteca, per le restrizioni di legge, ha un suo ingresso a parte e non è collegata al negozio, ed è un vero peccato, perché Farinetti e i Mariani qui hanno qualcosa da dire in termini di etichette e di presentazioni-assaggi guidati.
Numerosi i corsi anche se presentati in modo diverso che in Italia, meno formali e impegnativi, ai quali fa testo una comunicazione precipua.
E sulla comunicazione terminiamo la nostra visita e la nostra descrizione perché qui, si sa, c’è la mano personale di Oscar che, in quanto a fantasia non è secondo a nessuno e dà un senso di unicità a questo locale.
. Prezzi. Adeguati allo sforzo
Punti di forza
Location, Ambientazione, Ristorazione per diverse fasce, Presentazione prodotti
Punti di debolezza
Un po’ troppa confusione, Prodotti troppo vicini alle persone (soprattutto i freschi)
La sostenibilità di Eataly, New York
Impatto ambientale 3
Solidarietà 3
Legami con il territorio 5
Naturalità 5
Organic 4
Artigianalità 4