Frankly vs Starbucks: due concezioni di caffè a confronto

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Abbiamo messo a confronto due catene di caffetterie molto diverse: la multinazionale americana Starbucks e la lombarda Frankly. Al netto di un’offerta simile per quanto riguarda le bevande d’asporto e a base di caffè, analizziamo concept, costi e menu.

Nel vasto panorama del caffè contemporaneo, analizziamo due marchi che si distinguono per approccio, filosofia e proposta: Starbucks, colosso americano del caffè e simbolo della globalizzazione del “coffee shop”, e Frankly, realtà italiana emergente che punta su qualità, sostenibilità e cultura locale. Sebbene condividano l’obiettivo di offrire un’esperienza legata al consumo (anche) del caffè, le due aziende rappresentano modelli profondamente diversi: uno internazionale e industriale, l’altro indipendente e più di nicchia.

Storia e filosofia dei due brand

Starbucks

Fondata nel 1971 a Seattle da Jerry Baldwin, Zev Siegl e Gordon Bowker, Starbucks inizialmente si occupava della vendita di caffé in chicchi e attrezzature per la preparazione del caffé. Il vero punto di svolta avvenne con l’ingresso in società di Howard Schultz nel 1982, che introdusse l’idea del coffee bar ispirato all’esperienza italiana, trasformando Starbucks in un marchio globale. Oggi, Starbucks conta oltre 38.000 punti vendita in tutto il mondo.

In Italia, la catena ha aperto il suo primo store nel 2018 a Milano, con una Roastery imponente che ha segnato un ingresso in grande stile nel Paese simbolo dell’Espresso. Ad oggi, sono 47 gli store sul territorio nazionale, distribuiti prevalentemente nelle grandi città.

Frankly

Frankly nasce in Italia per proporre un Bubble Tea di alto livello e alla portata di tutti. Tuttavia, la catena si è rivelata anche una buona risposta alla crescente richiesta di coffee specialty, ossia caffè di alta qualità. Sebbene più giovane e di dimensioni nettamente inferiori a Starbucks, Frankly si è ritagliata un’identità forte come coffee brand nostrano, noto per l’attenzione ai dettagli, al design dei locali e alla formazione del personale.

Sicuramente riscontriamo delle somiglianze con Starbucks, soprattutto per il tipo di offerta. Ad ogni modo, Frankly oggi è presente in Lombardia con 6 punti vendita e collabora con un’importante torrefazione italiana.

Prodotti di punta e differenze

Starbucks

Starbucks è famoso per i suoi prodotti personalizzabili, tra cui spiccano:

  • Tutta la caffetteria tradizionale italiana dall’Espresso al cappuccino.
  • Frappuccino® (bevande fredde miscelate con panna e topping).
  • Caffè latte e cappuccini, macchiati con aromi (vaniglia, caramello, zucca, etc.) e personalizzabili attraverso l’utilizzo di bevande vegetali.
  • Cold brew e Nitro cold brew (fatti al momento solamente nella Starbucks Reserve Roastery di Milano Cordusio).
  • Bevande stagionali come il Pumpkin Spice Latte.
  • Ampia offerta di alimenti, tra dolci, snack e light lunch.

Tra le novità stagionali, attualmente troviamo anche una proposta di Bubble Tea. Il caffè è spesso miscelato e servito in tazze grandi (chiamate “Grande” e “Venti”), allontanandosi dalle unità di misura e quantità ristrette tipiche italiane.

Frankly

Frankly, invece, punta su:

  • Bubble Tea originale con tapioca
  • Espresso
  • Bevande a base di caffè e té con drink vegetali (avena, mandorla, cocco, soia)
  • Caffè freddo
  • Pasticceria da colazione e proposte per un light lunch

Il punto di forza è la personalizzazione della proposta drink sia calda sia fredda. Anche Starbucks consente di variare un prodotto, ma con Frankly è possibile combinare diversi elementi per comporre una bevanda personalizzata quasi al 100%.

Focus sul caffè

Le due catene operano diversamente per quanto concerne il loro prodotto principe, ovvero il caffé:

  • Starbucks lavora con miscele di origine varia, tostate in modo uniforme per ottenere un gusto coerente e riconoscibile in tutto il mondo. Il caffè selezionato, lavorato, usato negli store e venduto è a marchio proprio e può essere macinato in negozio in base ai gusti e alle esigenze del cliente.
  • Frankly propone invece il caffè della torrefazione Hardy, di origine milanese ma famosa be oltre i confini della città. Qui la vendita delle miscele non avviene, al contrario di quanto riscontrato presso Starbucks.

Un fatto peculiare: Starbucks Italia non propone caffè americano filtrato nelle proprie caffetterie, se non nella Roastery di Cordusio. Paradossalmente Frankly, invece, nonostante le origini italiane, riporta tale item sia sul menu online che su quello cartaceo visibile nella foto poco sopra (voce “caffè americano”).

La presenza del caffè filtrato americano sul sito web ufficiale di Frankly

Molto deludente scoprire, quindi, in fase di ordine presso un punto vendita, che in realtà si tratta di un prodotto che non vendono più “da anni” e che il sito web non è stato aggiornato da allora. Il “caffè americano” proposto sul menu cartaceo, ad oggi, è infatti inteso come caffè espresso allungato con acqua.

Prova d’assaggio: caffè Frankly vs Caffè Starbucks

Ci siamo recati presso i punti vendita di Arese, Milano, all’interno del centro commerciale “Il Centro”. Starbucks, come già raccontato nell’articolo focalizzato sul tiramisù monoporzione, qui è una caffetteria con posti a sedere all’interno della libreria Mondadori.

Frankly, invece, insiste su uno spazio di passaggio, dove non sono presenti posti a sedere. D’altronde, nasce con un novero importante di bevande d’asporto. Al di là del concept store molto differente da quello del concorrente americano, troviamo la location di Starbucks più accogliente e ordinata.

Ordine e costo

Da Frankly abbiamo testato il Caramel latte macchiato freddo small nella variante con bevanda di cocco (il latte d’avena non era disponibile) ed il Matcha latte small: 5.50 euro è il costo della prima bevanda (i 50 centesimi in più sono relativi alla variazione) mentre la seconda ha un prezzo di 5 euro. In totale, dunque, abbiamo speso €10.50.

Da Starbucks abbiamo testato prodotti similari ovvero l’Iced brown sugar oat milk small (caffè freddo aromatizzato e arricchito con latte di avena) ed il Matcha latte small: 4.50 euro a bevanda, per 9 euro totali di spesa senza costi aggiuntivi per le variazioni. In questo caso le personalizzazioni del prodotto disponibili sono minori ma di rado costituiscono un costo aggiuntivo.

Per quanto riguarda il caffé, nonostante in tutti i casi la taglia ordinata sia quella “small”, il prodotto Frankly sembra contare su una quantità maggiore di contenuto. Nel caso del Matcha, invece, i due bicchieri risultano praticamente identici.

Aspetto e sapore

Il matcha latte è decisamente diverso tra i due brand: colore e profumo molto intensi nel caso di Frankly, per un prodotto dal gusto marcato. Schiumato e dal colore più chiaro il matcha latte di Starbucks, che si rivela piuttosto blando anche nel sapore.

Voto 7 per Frankly
Voto 5 per Starbucks

La bevanda a base di caffè freddo aromatizzato è apprezzabile in entrambi i casi, anche se presenta differenze tra le due catene. Ad ogni modo, sia Starbucks che Frankly partono dal caffè espresso raffreddato all’istante con ghiaccio per aggiungere bevande vegetali o latte freddo, topping e/o aromi.

Se la bevanda della multinazionale americana restituisce nel complesso un sapore equilibrato seppur blando, nel prodotto Frankly emerge meglio il caffè ma nelle sue note più amare. Questo aspetto viene controbilanciato, in modo purtroppo eccessivo, da una dolcezza spiccata del drink che rischia di risultare stucchevole.


Voto 6 per Frankly (molto dolce, caffè dal gusto intenso ma con note amare e secche)
Voto 7 per Starbucks (equilibrato nel gusto e dissetante, ma intensità del caffè poco marcata)

Se dovessimo tirare le somme, potremmo dire che le catene in questione presentano differenze importanti tra loro ma non ce n’è una che prevale sull’altra in modo particolarmente netto in termini di customer experience. Sicuramente però vedere che, nel caso di Frankly, il menu online non coincide con quello presente in store per quanto riguarda il caffè filtrato è un elemento negativo.

In RetailWatch continueremo a recensire l’offerta dei format di ristorazione presenti in Italia per verificare quali elementi notevoli sono magari tuttora ancora poco noti.

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