Kochhaus: concept e format per funzione d’uso

Data:


Kochhaus: concept e format per funzione d’uso

Settembre 2013. Quando finalmente andrete a vedere questa insegna tedesca capirete che c’è ancora posto per l’innovazione nel food e nella industry del supermercato, altro che processo di maturità irreversibile. Il nuovo concept e il nuovo format appaiono a RetailWatch come il proseguimento del lavoro pionieristico intrapreso da Halbert Heijn in Olanda, Marco Brunelli e il suo Iper in Italia, passando per Jamie Oliver e il suo Recipe di Londra (che troverete nell’archivio di RetailWatch).

. La rete di vendita. Kochhaus conta già su 9 punti di vendita e di consumo: 2 a Berlino, 1 a Francoforte, 4 ad Amburgo, 1 a Monaco e 1 a Regenburg.

. Le location. Sempre significative rispetto alla città che le ospita, con qualche esercizio di avanguardismo.

. Il concept. Unire negozio e il ristorante (o la cucina di casa) in un unico momento e link: le materie prime. Per estremizzare possiamo parlare di un Reformhaus prima maniera, quello legato al benessere e alla terra.

. Il format. Negozio aperto, didattico, di informazione pura, che evita con cura le scaffalature e preferisce basarsi su grandi pannelli esplicativi e adagiati sui tavoli le materie prime adatte a produrre un certo menu, un determinato piatto. È, questo, il momento più alto del formato di Kochhaus, e ribalta il paradigma del supermercato basato sul DPP e l’affitto dei cm lineari. Il Koch in tedesco è il gastronomo, colui che cucina e produce i piatti pronti per mangiare. Stiamo parlando di piatti espressi, fatti di materie prime ben riconoscibili, disponibile per chiunque. Il punto di vendita, abbiamo detto, è un punto di vendita informativo, scolastico. Il fondatore ha capito che se non si interviene in questo modo le nuove generazioni andranno inevitabilmente verso Mc Donald e la ristorazione banalizzata, pronta, di stampo industriale, basso di gamma e basso prezzo. Niente da dire verso quest’ultima, per carità, ma per ribaltare l’intera filiera di banalizzazione c’era proprio bisogno di Kochhaus.

. Il layout. Semplice e semplificato. I punti caldi sono ben evidenti, senza sorprese alcune, lo schema di allestimento è ripetuto con precisione e accuratezza. Si controlla tutta la superficie con uno sguardo.

 

. Attrezzature e allestimenti. I tavoli sono i focus, sono il momento del colloquio e del dialogo con il cliente, sul tavolo si trovano prodotti principali e prodotti complementari, prodotti obbligatori e suggerimenti del koch.

. Estetica. Gli Iper di Brunelli sanno cosa sia l’estetica e l’impatto che l’estetica deve avere sulle vendite, senza possibilità di errore. Qui andiamo oltre e l’estetica diventa informazione e suggestione di acquisto, con fotografie realizzate da professionisti dello still life, non troppo freddi (alla Marks&Spencer, algidi direi), ma più vicini alla cultura fotografica e arredativa mediterranea.

. Assortimento. Freschi sciolti ma anche prodotti confezionati, alla ricerca dell’equilibrio perfetto. Certo, sul perimetro ci sono anche le gondole, ma di materiali e foggia diversa e poi, francamente non se può fare a meno per un format di volumi, ma non sono più centrali e comunque sono lontanissimi dal discount che a queste latitudini abbonda.

. Atmosfera. A metà strada fra il mercato, la cucina di un grande chef, una scuola di cucina e una boutique di primizie.

. Comunicazione. È il pezzo forte della casa, come i corsi, da osservare con cura le ricette proposte. Non è gridata e neppure troppo fantasiosa (ricordatevi di quella spensierata di Oscar Farinetti) d’altronde siamo in Germania e il manierismo luterano avrà pur insegnato qualcosa, non credete?

. Prezzi. Posizionamento dei prezzi adeguato, non poteva essere altrimenti, ma questo format lo usa per scardinare la commodizzazione imperante nel largo consumo, dove anche le grandi e sofisticate marche devono inchinarsi alla banalizzazione e alla logica dei cm lineari. Qui prodotti e brand, come il concetto di filiera, riprendono fiato attraverso la materia prima e la sua funzione d’uso. Da sottolineare che nei pannelli esemplificativi di come cucinare i piatti c’è sempre indicato il prezzo. È la nostra teoria che il prezzo si può affascinare e spiegare, eccome se si può fare, altro che la giungla di promozioni e di non prezzi…

C’era proprio bisogno di un nuovo format, di Kochhaus? La risposta di RetailWatch è lapidaria: si!

Punti di forza
Concept, Format, Atmosfera, Uso della comunicazione merceologica, Posizionamento per funzione d‘uso pronto per dialogare con internet, Innovazione pura

Punti di debolezza
Conto economico composito e quindi delicato (fragile?), Prezzi elevati

La sostenibilità di Kochhaus, Germania

Impatto ambientale 3
Solidarietà con il territorio 5
Naturalità 5
Organic bio 5
Artigianalità 5

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sei umano? *

Condividi:

Popolari

Articoli simili
Related

È crisi per le grandi insegne in franchising?

Quando un imprenditore decide di creare un'insegna di fantasia? Analizziamo un caso tutto romano di nuovo retail brand.

L’inesorabile destino del caffé.

Il caffé come lo conosciamo è sotto attacco. Il cambiamento climatico ne mina, infatti, la coltivazione. Cosa riserva il futuro ad un mercato così rilevante nel panorama nazionale ed internazionale?

Tutte le grane di Cortilia & affini.

Cortilia è nata ormai nel lontano 2011 ma, negli ultimi anni, non ha ottenuto un utile di bilancio. Quali sono le sfide che affronta e le possibili opportunità da cogliere?

Amazon rivoluziona il concetto di Supermercato. Il caso Whole Foods Market.

Amazon ha comprato la catena di super stores Whole Foods Market ormai 7 anni fa. Approfondiamo, nel dettaglio, i cambiamenti che il gigante dell'eCommerce ha apportato al modello classico di supermercato.