La GDO? Con TFrutta è una commodity

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La GDO? Con TFrutta è una commodity
 
Luglio 2015. Un’app che almeno in teoria, potrebbe inserire un elemento di novità nell’annoso e tremendamente difficile mondo dei rapporti industria distribuzione.
Fantasia? Esagerazione? Forse.
 
Di che si tratta?
 
Immaginiamo che la nostra app – che ovviamente esiste e si chiama T-frutta (evocativo …) – presenti una serie di prodotti di grande marca sui quali elargisca sconti. Anzi no. Non sono sconti. Per ogni prodotto acquistato c’è un valore in cash back. Cioè un importo in denaro che viene restituito a chi acquista il prodotto. Un esempio? Caffè Lavazza Crema e Gusto Dolce bipack da g 250×2 un euro di “guadagno” – l’app lo chiama proprio così – e … attenzione … è più o meno il 25% del prezzo. E come fa? Semplice. Basta fotografare lo scontrino cartaceo del supermercato. Un sistema di lettura OCR – brevettato – legge, interpreta e alla fine crea un “conto deposito” in denaro che si può riscuotere tramite bonifico o assegno bancario o via PayPal.


 
Ancora un paio di dettagli: l’app presenta i prodotti che generano cash back per funzione d’uso.
Dispensa, Frigo, Bevande, Colazione, Persona, Casa, Animali. Più vicino (più smart) al codice di classificazione del cliente che non alla scansione merceologica dei supermercati. Esiste poi un sistema per raffinare la ricerca e uno per fare listing degli acquisti (la logica è quella dei preferiti …).
Non manca il concorso vinci la spesa, che mette in palio 10 buoni sconto da 500 euro. 
I prodotti? Molte le Grandi Marche … Barilla, Ferrero, Dash, Rio Mare, Lavazza, Heineken, Findus … è possibile inviare al massimo uno scontrino al giorno e l’app avvisa con un clock quando le promo sono in scadenza. Tutto piuttosto semplice …


 
Di chi è l’idea?
 
T-frutta è un progetto Ubiq che nasce dall’esperienza di Ubiq Lab spin-off dell’Università di Parma recita il sito t-frutta.it, molto chiaro e ben fatto con un look and feel molto Apple.  Indubbiamente un approccio intelligente ad un mondo abbastanza “calpestato” come quello del retail-marketing o forse, in questo caso è meglio dire, del Trade marketing. 


 
Cosa c’è di nuovo?
 
Il sistema, che per adesso funziona solo a Milano e a Modena, trasforma in commodity tutta la grande distribuzione in un colpo solo. Non fa differenza infatti dove vengono acquistati i prodotti e chi ha emesso lo scontrino che si fotografa. È il prodotto – quindi l’industria – che eroga il cash back. E con buona pace dei fans della store loyalty, si otterrà ovunque, perfino nei discount – come maliziosamente indicato nel sito. È quindi la versione 2.0 del terribile prodotto con il flash o con il prezzo consigliato – il capostipite della tecnica del dialogo diretto industria/cliente – pardon consumatore (come appunto lo chiama l’industria) – che permette di sorvolare con un balzo tutti i problemi di personalizzazione della confezioni e dei blister. È la versione smart del couponing (che invecchia di colpo perché si smaterializza) con il plus di essere un cash back in soldi oltretutto non legato ad un riacquisto o ad arzigogolati e a volte spaventosi percorsi ad ostacoli che portano all’agognata redemption.
 
Chi ci guadagna?
 
Il cliente/consumatore (a seconda che siate guelfi distributori o ghibellini industriali – lo stesso soggetto viene chiamato in due modi diversi e questo la dice lunga sulla qualità della relazione) ci guadagna perché ha un’altra ludica vantaggiosa opportunità. 
T-frutta può fornire molte informazioni sui comportamenti di acquisto perché lo scontrino va fotografato tutto e quindi i dati sono disponibili per i prodotti con cash back ma anche per tutti gli altri che fanno parte della spesa. Ecco quindi nascere il big data sui clienti e i loro acquisti, a disposizione di chi lo vorrà (e saprà) consultare.
Sia che si tratti di Industria o di distribuzione.
Quest’ultima però – secondo noi c’è un però – già si dimena tra molti miliardi di records relativi ai comportamenti di acquisto dei suoi clienti che sgorgano a fiumi dai programmi di loyalty e forse non sente impellente la necessità che l’industria – in prospettiva – possa negoziare direttamente e senza intermediari le promozioni al consumo.
L’esperimento, attivo solo su due provincie, sarà naturalmente esteso a tutto il territorio nazionale.
 
Seguiremo gli sviluppi.
 

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