Mediobanca e i dati non omogenei della GDO. Van bene così?

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Mediobanca e i dati non omogenei della GDO. Van bene così?

Gennaio 2016. Riceviamo e volentieri pubblichiamo la risposta al nostro articolo sull’analisi di bilancio dell’Ufficio studi di Mediobanca.
 
Egregio Direttore,
 
ho letto con grande attenzione la Sua nota titolata “R&S Mediobanca e i dati non omogenei dell’operatività della GDO”, pubblicata su Retail Watch all’indomani della diffusione del report R&S-Mediobanca sul settore nazionale e internazionale della Gdo a prevalenza alimentare. Le critiche non devono dispiacere né chi le formula né, tantomeno, chi le riceve e poiché Lei pone temi che toccano la radice metodologica della nostra indagine, ritengo che le Sue annotazioni meritano una mia replica, a beneficio dei suoi e nostri lettori. 1. Mancanza di Conad, Selex e Vegé. Riporto testualmente da pag. 4 del nostro report: “Sono state escluse le principali associazioni di dettaglianti: Conad – Consorzio Nazionale Dettaglianti (12,2 miliardi di fatturato nel 2015, fa parte dell’Associazione Nazionale Cooperative Dettaglianti-Legacoop), l’unione volontaria “Selex” (9,9 miliardi nel 2015, opera con le insegne A&O, C+C e Famila), organizzata attorno alla centrale partecipativa Selex Gruppo Commerciale, e la cooperativa Gruppo VéGé (3,3 miliardi di fatturato nel 2015). In tutti questi casi la parcellizzazione dei soci, imprenditori titolari degli esercizi legati a grandi distributori all’ingrosso, oppure la compresenza di società che svolgono attività al dettaglio e all’ingrosso rendono difficoltosa la produzione di aggregati di bilancio significativi e comparabili.” Il lettore interessato può quindi: a) ricavare il quadro completo delle vendite di tutti i grandi operatori italiani; b) valutare la motivazione per cui, per alcuni di essi, non è stato possibile scendere nel dettaglio di margini e struttura patrimoniale. Addebitare a R&S la produzione di un quadro informativo “non veritiero” appare quindi fuori luogo. Avrei maggiormente apprezzato un Suo invito alle associazioni della Gdo di cui non è dato conoscere i dettagli di bilancio, a loro sì, alla trasparenza e alla produzione di aggregati contabili completi, magari anche certificati, che nessun osservatore esterno (e R&S non fa eccezione) è altrimenti in grado di produrre. 2. Incomparabilità delle vendite per metro quadro. Qui il tema si fa ampio, diventa squisitamente metodologico e va ben oltre le poche righe di questa nota. Volendo essere puristi fino in fondo, nessuna impresa (delle Gdo e non) è confrontabile con nessuna altra, poiché la cifra imprenditoriale che la permea la rende, di fatto, un unicum. Chad Syverson, tra i maggiori studiosi della produttività, nota in un recente articolo (What Determines Productivity?, Journal of Economic Literature, 2011) che anche comparando le imprese appartenenti alla più minuta definizione di settore industriale, permangono sorprendenti differenze di produttività. Nessuna comparazione allora avrebbe senso, tanto meno lo avrebbero i dati di settore della contabilità nazionale o quelli prodotti dalle stesse associazione di categoria, poiché cadrebbe il significato stesso della nozione di “categoria”. Resto convinto che le analisi comparative, per quanto imperfette, siano comunque più utili di qualunque forma di autoreferenzialità cui i settori sarebbero abbandonati in loro assenza. Esse ambiscono, almeno nelle nostre intenzioni, non certo a produrre “classifiche” che lasciano il tempo che trovano, quanto a stimolare le imprese che nei nostri dati non si riconoscano a raffinare la propria informativa in modo che possano emergere quelle “specificità” che Lei richiama. R&S sarà la prima e più entusiasta utilizzatrice di un più articolato quadro informativo. Diversamente, temo che l’attesa della nuova indagine 2016, con la quale Lei si congeda dai Suoi lettori, Le riserverà una nuova delusione.
 
Gabriele Barbaresco, direttore Area Studi Mediobanca
 
Risponde Luigi Rubinelli
 
Purtroppo la risposta del dottor Barbaresco non può soddisfarci.
 
I bilanci delle singole aziende di Conad e di Selex si possono trovare nelle rispettive Camere di commercio, dove devono essere depositati. Ci sono poi imprese, private e meno, che li vendono, come un prodotto qualsiasi. Basta comperarli. Ogni anno mi chiedo come ha concluso l’anno la Dimar di Selex, una delle società più performanti del retail italiano. Il bilancio non lo chiedo né alla Dimar (che non me lo da) né alla Selex (che anch’essa non me lo da). Lo acquisto e costruisco con Igino Colella l’analisi di bilancio perché i dati sono pubblici. È un po’ costoso ma vale la pena, non è vero?
 
Le vendite per tipologia e per mq. Esistono molte fonti che pubblicano questi dati, magari non in modo omogeneo. RetailWatch li legge, li riclassifica, li focalizza e li pubblica. Proprio per non comparare dati profondamente diversi e che fuorviano i dato reale.
 
È vero che mi dispiaccio nel pubblicare un articolo come quello che ho fatto: stiamo parlando di Mediobanca, per Giove, non di un istituto qualsiasi che fa ricerche a casaccio. E dire che negli anni ho acquistato gli R&S pagandoli non poco, poi, la maturità professionale mi ha suggerito di cercare in altre fonti i dati dei quali necessito. Un po’ di fatica, un po’ di mestiere e riesco a pubblicare i dati omogenei.
 
Dai, dottor Barbaresco, provate anche voi, dopotutto siete l’Ufficio studi di Mediobanca.

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