Non è un paese per vecchi: ma secondo voi gli anziani contano o no?

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Non è il titolo del film vincitore di ben quattro premi Oscar nel 2008, è semplicemente la realtà italiana, benché in Europa ci siano situazioni peggiori.

Da quando è iniziato questo tragico periodo, vi sono state ben quattro autocertificazioni da scaricare via computer e da stampare per potersi spostare anche per brevi tragitti. Spostarsi per andare in farmacia, per fare la spesa, per comprovate esigenze lavorative, motivi di salute, situazioni di necessità e d’urgenza.

Io ho una madre che vive sola in campagna. Se non mi fossi trasferita da lei, armata di computer e di stampante, come avrebbe fatto questa ottantenne?

In questi giorni leggo della fase 2 dell’epidemia. È la fase delle riaperture che comincerà (probabilmente) dal 4 maggio, anche se nulla è sicuro. I divieti non scompariranno ma saranno allentati, e si programmerà il ritorno in attività di aziende, negozi, liberi professionisti. Anche in questa fase conterà, e molto, l’età delle persone. Gli ultimi a poter uscire di casa saranno i cittadini che hanno più di 70 anni. L’ Italia è il Paese più vecchio del mondo dopo il Giappone, con 13 milioni di anziani. Non è, quindi un caso che il 95% dei morti per Covid-19 abbia più di 60 anni. Gli anziani sono la fascia più fragile, una tutela maggiore è senz’altro indicata, lo scopo è proteggere chi è maggiormente esposto, ma, allo stesso tempo, non si può rendere loro la vita impossibile.

Ogni giorno arriva una notizia nuova. Anzi, spesso varie notizie discordanti a distanza di poche ore. Pare che non vi sarà più un foglio cartaceo per l’autocertificazione. Si sta studiando un’app (unica per i due sistemi operativi Android e iOS) da scaricare sullo smartphone tramite un sito del governo che geolocalizzi le persone e tracci i possibili soggetti positivi al Covid-19. Ho chiesto a mia madre se sapesse il significato della parola “app”. Inutile riportare la risposta. Senza considerare che non tutti hanno uno smartphone, giovani o vecchi che siano.

Se il governo non dimostra molta pietà filiale per le persone in età avanzata, come si comporta la GDO, che tanta parte ha nella nostra vita?

L’Esselunga di Gallarate, vicina alla casa di campagna dove risiedo in questo periodo, permette alle persone oltre i 65 anni di saltare la lunga e distanziata coda per accedere al supermercato. Inoltre, per aumentare la probabilità di trovare uno slot disponibile per gli over 75 e le persone con disabilità, il sito Esselunga a Casa ha riservato loro il 40% della capacità complessiva.

Esselunga e Coop stanno anche sperimentando da qualche giorno nuovi strumenti per evitare le lunghe file che si formano a causa delle restrizioni imposte per via del coronavirus. Per quanto riguarda Esselunga, per esempio, basta scaricare sul proprio telefono la App Ufirst, prenotando, così, l’ingresso in negozio e ricevere per tempo, o attraverso l’App o via sms, l’invito a presentarsi all’entrata. I risultati finora sono positivi, conferma Esselunga, che estenderà presto questo servizio ad altri negozi.

Da parte della GDO un atteggiamento contradditorio, quindi, perché se da un lato si cerca di dare una mano alle persone anziane, dall’altro si rende loro la vita più difficile per facilitare, invece, quella della maggior parte dei consumatori, più giovani e tecnologicamente avanzati.

Questo mi fa pensare che in gran parte dell’Oriente la pietà filiale è sacra. Tradizionalmente per i cinesi prendersi cura degli anziani è considerato un obbligo morale, ed essi ritengono che solo chi è rispettoso verso i propri genitori può essere una persona onesta e di parola. Che dire poi del Giappone che fin dal 1966 festeggia il Keiro no Hi, una giornata dedicata agli anziani. Nelle zone rurali delle isole Fiji, poi, gli anziani vivono a casa dei figli che li curano amorevolmente e premasticano loro il cibo. Gli anziani rappresentano la saggezza e la memoria di un popolo e, quindi, vengono quasi venerati.

Un comportamento molto diverso da quello dell’Italia. Anche se, per lo meno, noi non ci spingiamo al punto degli olandesi. L’autorevole ottantasettenne Giuseppe De Rita del Censis ha detto che gli over 70 malati, in Olanda, firmano un modulo in cui si impegnano a non ricoverarsi per non sottrarre posti ai giovani, che hanno più possibilità di guarire. Ciò mi fa pensare agli inuit dell’artico e agli aborigeni australiani, che, a un certo punto, cominciano a trascurare i vecchi sinché non muoiono; li ignorano, li nutrono male, li isolano, li abbandonano a morire nel loro sudiciume. Alcuni popoli siberiani preferiscono indurre gli anziani a gettarsi da un dirupo o a prendere la via del mare senza fare più ritorno.

Il nostro governo e la GDO, come tutte le altre nazioni, si trovano, quindi, di fronte a un dilemma. Preferire la ripresa dell’economia e del business o facilitare la vita della fascia più fragile della popolazione?

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