Salmone affumicato e salmone fresco confezionato: come riconoscere la qualità nella GDO

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Il salmone è diventato uno dei protagonisti indiscussi dei banchi frigo della Grande Distribuzione Organizzata. Che si tratti di tranci freschi confezionati o di fette sottili affumicate, la richiesta da parte dei consumatori è in costante crescita, spinta dalla piacevolezza dell’alimento in sé. Come distinguere un prodotto di qualità da uno scadente? E quali sono gli elementi da osservare per fare un acquisto consapevole? Ecco un focus sugli indici di qualità che possiamo riconoscere al supermercato.

Il salmone nella GDO: un mercato in espansione

Negli ultimi anni il salmone si è affermato come uno dei pesci più venduti nella GDO italiana. Secondo i dati Nielsen, infatti, solo nel 2024 il consumo di salmone affumicato è cresciuto del 7% mentre il salmone fresco confezionato ha registrato un incremento del 4%.

La facilità di preparazione, il profilo nutrizionale (ricco di Omega-3, proteine e vitamina D) e la varietà di proposte pronte al consumo ne fanno un prodotto molto richiesto. Tuttavia, si tratta di un articolo al quale è opportuno prestare molta attenzione, tanto dal punto di vista qualitativo quanto da quello nutrizionale ed etico: a seguire tutti i consigli utili per effettuare scelte consapevoli quando si decide di acquistare tale prodotto.

Salmone affumicato: etichetta, affumicatura e colore

Come riportiamo spesso, leggere l’etichetta è fondamentale e rappresenta il primo passo per valutare la qualità di un salmone affumicato, partendo da questi dati:

  • Origine: la provenienza più comune è la Norvegia ma troviamo anche salmone scozzese, irlandese e cileno. La qualità può variare in base alle pratiche di allevamento e alla densità delle vasche.
  • Metodo di affumicatura: l’affumicatura può essere naturale (a legna) o artificiale (con aromi di fumo liquido), nonché a caldo oppure a freddo. L’affumicatura naturale, tendenzialmente, garantisce un sapore più autentico e una lavorazione meno industriale. Anche il luogo dell’affumicatura cambia: se fatta in Italia, è prevista una legislazione puntuale e specifica.
  • Lista ingredienti: un buon salmone affumicato contiene solo “salmone” e “sale”. Se la lista ingredienti include zuccheri, aromi, stabilizzanti o conservanti (come l’E250 – nitrito di sodio), probabilmente il prodotto è meno pregiato.

Riportiamo come esempi le etichette di un salmone di altissima qualità: quello di Sicily Food con Fish&Fine, marchio appartenente al Gruppo Mancuso.

Salmone allevato in Norvegia ma affumicato in Italia, con metodo naturale (legno di faggio) e contenente solo pesce e sale.

Anche l’aspetto visivo e la consistenza sono indicatori piuttosto immediati per valutare la freschezza del pesce affumicato. Il primo aspetto è semplice da analizzare, in quanto la maggior parte delle confezioni prevede una finestra trasparente sul prodotto.

Si valuti, per prima cosa, il colore: un salmone affumicato standard presenta un colore rosa-aranciato delicato, spesso frutto dell’astaxantina, ovvero un carotenoide aggiunto al mangime e usato per rendere la carne del salmone d’allevamento più rosa. In molti casi, il colorante non è naturale bensì chimico e aggiunto appena prima della macellazione dell’animale.

Quindi: posto che, nei salmoni d’allevamento, il colore rosato e tipico è frutto dell’impiego di un colorante, se la sfumatura è troppo arancione o scura potrebbe esserci di mezzo un colorante chimico. La consistenza può essere valutata solamente a confezione aperta: deve essere compatta ma non secca. Le fette devono staccarsi facilmente e non sbriciolarsi.

Inoltre, anche il prezzo potrebbe essere usato come indicatore (parziale) di qualità.
Nel salmone affumicato che costa orientativamente meno di 25 €/kg spesso vengono impiegati pesci d’allevamento intensivo, affumicati in modo artificiale.

Salmone fresco confezionato: occhi aperti su confezione e filiera

Il salmone fresco confezionato (intero, a tranci o filetti, in tartare) pone altre sfide al consumatore. Ecco alcuni aspetti cruciali da considerare. Prima di tutto, nel caso di pesci confezionati non sottovuoto, valutiamo la data di confezionamento e scadenza. Un salmone confezionato da pochi giorni garantirà maggiore freschezza: meglio diffidare dei prodotti con lunghi periodi di conservazione, soprattutto se venduti come “freschi” (inteso come non surgelati). Nelle confezioni sottovuoto, invece, la data di confezionamento non sempre è indicata ma si può comunque procedere con altre verifiche.

Primo su tutti, l’aspetto del pesce. Un filetto o trancetto di salmone fresco d’allevamento dovrebbe presentare una colorazione delicata e uniforme, e un odore marino non pungente e non nauseante. La presenza di liquidi in eccesso, acquosi e torbidi, purtroppo non indica freschezza. Come nel caso del salmone affumicato, anche ora è importante focalizzarsi su provenienza e metodo di allevamento. Le etichette devono specificare se si tratta di salmone d’allevamento (solitamente, “Salmo salar”) o selvaggio. Qualora l’indicazione risultasse assente in etichetta, il sito web ufficiale del brand dovrebbe necessariamente entrare nei dettagli.

Un aspetto che denota cura e qualità è anche il confezionamento sottovuoto o in atmosfera modificata (MAP). Molti salmoni freschi vengono confezionati in atmosfera modificata, che allunga la conservazione del prodotto. Prima dell’acquisto, è necessario ispezionare la vaschetta contenitrice e la pellicola adesa alla porzione di salmone: quest’ultima dev’essere tesa ovunque, senza presentare pieghe evidenti né perdite di liquidi, non devono poi esserci bolle d’aria in prossimità dei sigilli.

Acquistare salmone nella GDO non è un salto nel buio, ma richiede attenzione. Leggere bene l’etichetta, osservare l’aspetto del prodotto, controllare la provenienza e il metodo di lavorazione sono strumenti fondamentali per riconoscere la qualità. E, in caso di dubbio, meglio spendere qualche euro in più per un prodotto certificato o proveniente da una filiera controllata, piuttosto che rischiare con offerte eccessivamente economiche.

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