Senza stranieri interi territori a rischio spopolamento, dice il Censis

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Senza stranieri interi territori a rischio spopolamento, dice il Censis

Maggio 2017. Gli immigrati salvano dall'estinzione i comuni più piccoli e frenano il declino demografico nelle città più grandi. Ma ora anche loro fanno meno figli (-15,3% nell'ultimo anno).
 
Gli stranieri antidoto al rischio spopolamento
In una Italia in declino demografico, con un numero di nati mai così basso dal 1861, ci sono 841 comuni in cui nell'ultimo quinquennio (2010-2015) la popolazione è cresciuta esclusivamente grazie agli immigrati. In questi comuni, che si trovano in ogni area del Paese e hanno dimensioni diverse, risiedono quasi 13,9 milioni di abitanti, ovvero il 23% della popolazione. Le crescite maggiori si sono verificate a Collegiove nel Lazio (dove la popolazione nei cinque anni è aumentata del 13,3%), Camini in Calabria (+12,8%), Baranzate in Lombardia (+10%). Ma non sono solo i comuni piccoli e medi ad aver beneficiato della presenza degli stranieri. Senza immigrati, negli ultimi cinque anni 51 dei 144 comuni italiani con più di 50.000 abitanti avrebbero sofferto di una contrazione demografica. Nel quinquennio a Bologna la popolazione cresce di 17.010 residenti, ma i cittadini italiani sono 596 in meno e gli stranieri 17.606 in più. A Torino si contano 16.209 residenti in più come risultato di una crescita di 28.780 stranieri e una diminuzione di 12.571 italiani. A Napoli i residenti aumentano di 11.413 unità, frutto di un incremento di 24.340 stranieri e di una diminuzione di 12.927 italiani. In termini percentuali, nel periodo le variazioni maggiori si registrano in tre grandi comuni della Lombardia. A Sesto San Giovanni, nonostante la diminuzione dei cittadini italiani, la popolazione complessiva è aumentata del 6,9%, a Pavia del 5,9%, a Cinisello Balsamo del 5,7%.

È quanto emerge da un'analisi del Censis realizzata nell'ambito del programma «Fuori dal letargo: soluzioni per una buona crescita».
 
I migranti salvano i comuni ultraperiferici
C'è una categoria di comuni, quelli più isolati, che distano almeno 75 chilometri dai poli urbani maggiori, che senza immigrati sarebbero a rischio di estinzione. In questi comuni minori, dove vivono più di 923.000 abitanti, negli ultimi cinque anni i residenti italiani sono diminuiti di oltre 10.000 unità, mentre gli stranieri sono cresciuti di oltre 13.700, garantendo così un saldo demografico positivo di 3.685 abitanti e quindi una crescita della popolazione dello 0,4%. Fra questi comuni minori, che crescono esclusivamente grazie alla popolazione straniera, che ha compensato l'emorragia di italiani, si trova Ischitella in provincia di Foggia, dove gli immigrati residenti sono 278, cresciuti del 186% nei cinque anni. Poi Sant'Arcangelo in Basilicata, dove vivono 370 migranti, che sono aumentati del 94,7% dal 2010. Poi ancora alcune isole che sono meta di turisti: Ventotene, dove ci sono 91 stranieri su 739 residenti, Isola del Giglio, dove ci sono 129 stranieri su 1.442 residenti, e Pantelleria, con 549 stranieri su 7.701 abitanti.
 
Se anche gli immigrati smettono di fare figli
Da alcuni anni le nascite di figli da genitori stranieri si stanno riducendo e nell'ultimo anno crollano rovinosamente. La debolezza delle politiche familiari sta scoraggiando anche gli immigrati, che vedevano nei figli uno strumento di crescita e di riscatto sociale. Negli ultimi anni si è registrato un progressivo adattamento della popolazione straniera al nostro modello demografico, fatto di pochi figli partoriti in età avanzata. Si è passati dai 72.096 nati da entrambi i genitori stranieri del 2015 ai 61.000 stimati del 2016, con una riduzione del 15,3%, assai superiore a quella dei nati da donne italiane, fra le quali le nascite si sono ridotte del 2,4%. Il risultato è che il tasso di fecondità delle donne straniere negli ultimi cinque anni si è ridotto da 2,4 a 2,0 figli per donna, e l'età media al primo parto è arrivata a 28,7 anni, più vicina ai 32,3 anni delle italiane.

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