Siliprandi-Eurisko: una dialettica per il cambiamento

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Siliprandi-Eurisko: una dialettica per il cambiamento

Settembre 2013. Silvio Siliprandi per spiegare il cambiamento che stiamo vivendo cita una frase di Robert Kennedy del 1968: “Non troveremo mai un fine per la nazione ne una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico… Il Pil comprende anche l’inquinamento dell’aria. Non tiene conto della salute, dell’educazione o della gioia non comprende la bellezza, l’intelligenza, l’onestà. Non tiene conto né della giustizia, né dell’equità. Il Pil non misura il nostro coraggio, la nostra saggezza, la nostra conoscenza. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.”
Proprio partendo dal punto di vista di Robert Kennedy Eurisko ha creato in sinottica un indice ponderato di benessere e soddisfazione personale:

. L’indice di benessere. Sono considerati indicatori soggettivi relativi alla qualità e alla soddisfazione verso la vita familiare, situazione sentimentale affettiva, rapporti amicali, tempo libero, istruzione, salute, reddito, risparmi, condizione lavorativa, abitazione, luogo di residenza. L’indice è misurato nel tempo è messo in relazione all’andamento economico.
Grazie a questa relazione e non riesco compie una misurazione che permette di mettere in relazione il Pil con l’indice di benessere e soddisfazione personale. Come si vede dalla tabella che pubblichiamo  è aumentata la forchetta di distanza tra i due indici da quando è iniziata la misurazione nel 1996.

Dietro il malessere e l’insoddisfazione della popolazione italiana, dice euristico, si leggono alcuni macro elementi:
.  1. Le crisi economiche che hanno creato disagio profondo e condizionato la soddisfazione dei cittadini,
. 2. Un paese polarizzato diseguale nelle possibilità che offre, che accentua le disparità nell’accesso ai beni e alle funzioni privilegiate,
. 3. Un individuo sotto assedio, un consumatore rafforzato in termini di risorse e di capacità, ma al centro di pressioni continue e crescenti in termini di aspettative e realizzazioni.

. L’impatto delle crisi economiche. Nel nostro paese negli ultimi 10 anni sono stati caratterizzati da crisi continue, o, al più, da una crescita anemica.
Nei cittadini consumatori, questo lungo periodo ha prodotto conseguenze e vissuti che Eurisko riesce a tracciare:
. L’impoverimento oggettivo, vale a dire lavoro in crisi e dinamiche retributive ferme, e un forte incremento del rischio povertà individuale e familiare, capo. Un senso soggettivo di deprivazione, che nasce dal confronto con economie più veloci e dinamiche e verso le élite interne privilegiate, capo. Lo smarrimento delle prospettive, di un progetto individuale o collettivo, di un senso del futuro.

L’impatto delle crisi economiche ha intaccato profondamente l’indice globale delle sensazioni del consumatore ed è iniziato un declino tendenziale della fiducia del consumo. Il grafico di euristico la mostra nelle diverse fasi e vediamo quella compresa fra il 2006 il 2000 7/3/2007 e il 2009, dal 2009 ad oggi.

. Lo squilibrio nella distribuzione delle risorse. Le forti sperequazione nella distribuzione della ricchezza, di cui i consumatori italiani sono diventati sempre più consapevoli, e la penalizzazione dei ceti medi, la creazione di una società a clessidra, sono un secondo importante fattore che può aiutare a spiegare sia il declino  dell’indice di benessere che le dinamiche negative registrate in molti comparti di consumo.
In particolare questo è vero per il nostro paese, dove il 10% della popolazione possiede circa la metà della ricchezza nazionale. E dove, soprattutto, le differenze di reddito si associano prevalentemente a forme di rendita finanziaria, non produttiva, premiando le fasce più mature della popolazione, con maggior propensione al risparmio, e presentano forti squilibri territoriali.

. Altri dati a supporto. Sono 18 milioni gli italiani a rischio di povertà o di esclusione. Dal 2010 sono aumentati di 3 milioni. I giovani disoccupati nella fascia di età da 15 a 24 anni erano il 21% nel 2008 sono diventati il 38% nel 2013 parentesi Istat).

. Aspettative crescenti, realizzazioni calanti e bisogni emergenti. Ma le crisi, dice Silingardi, non sono fenomeni isolati e separati da quanto succede sul piano sociale o culturale: si innestano in un contesto di mutamento di lungo termine in cui i fattori di cambiamento sono:
. La crescita delle risorse individuali, più cultura, informazione, saperi, risorse per pensare, agire, inventarsi modi o percorsi di vita, aumento delle possibilità di relazione scambi interpersonali, anche virtuali grazie alle tecnologie, alla crescita della mobilità, alla ricerca di autonomia e disintermediazione.
. La crisi di presenza e la legittimità delle istituzioni sociali, la perdita di centralità nel ruolo, nell’agire e nelle legittimità delle istituzioni sociali, riduzione della loro presenza il supporto nella vita quotidiana, obsolescenza dei modelli normativi e tradizionali di valore e azione, necessità di ancoraggio dissenso.
. L’aumento della clessidra reale e percepita, cioè alla crescita della società del rischio: incertezza e insicurezza strutturali, aspettative di prestazioni e multitasking, moltiplicarsi di informazioni, stimoli, ruoli, situazioni e copioni da padroneggiare. La crescita delle risorse, la delegittimazione delle istituzioni, la crescita della complessità hanno alimentato negli ultimi decenni la crescita di un forte processo di individuazione, come sintesi di empowerment,  capacità, autonomia individuale. Ma questo processo ne richiama con forza un altro, uguale speculare, a sua volta in crescita, senza il quale l’individuazione diventa isolamento, spaesamento e paura: un processo di identificazione come rispecchiamento riconoscimento nell’altro, ricerca costante di confronto, desiderio di relazione, crescente consapevolezza di interdipendenza. Un fenomeno supportato dai processi di globalizzazione economica sistemica e aiutato dallo sviluppo e dalla diffusione delle tecnologie comunicative.

. La dialettica del cambiamento sociale. Il bisogno e la ricerca di identificazione,  il desiderio di interdipendenza, condivisione scambio sono le spieghi marcatori del malessere e dell’insoddisfazione crescenti, generate da un eccesso di individuazione. Ma allo stesso tempo diventano una risposta possibile necessaria questo stesso malessere, fonte di nuove culture di nuovi orientamenti di consumo e, in ultima analisi, di riequilibrio.

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