Still life, la solitudine degli ultimi. Ultimi?

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Still life, la solitudine degli ultimi. Ultimi?

Autore: Giulio Rubinelli per la scheda del film, Luigi Rubinelli per gli abbinamenti food

“Still life’ e” un film che colpisce al cuore e allo stomaco. Al cuore poiche’ un film delicato, una storia d’amore in piena regola. Dell’amore innato che si prova per il prossimo, per chi neanche si conosce. Spinti dalla curiosita’ verso l’altro. Sentimento che muove Il mondo, o che almeno dovrebbe.
Allo stomaco perche’ e’ una pellicola estremamente cruda, che non nasconde nulla allo spettatore. Inqudrature larghe che lasciano da solo il protagonista che viene sbalzato da una realta’ all’altra, incurante di una routine che, per contro, non gli lascia scampo.

E’ un film che guarda da ambo I lati prima di attraversare la strada. Non tanto per timore di venire investito, ma per paura di potersi perdere qualcosa.

Still life e’ un termine fotografico e si riferisce a immagini di oggetti inanimati. E’ di questo infatti che si occupa John May (alias Eddie Marsan, con la partecipazione del quale si consiglia ‘Tyrannosaur’
e ‘I vestiti nuovi dell’imperatore’).
Il suo compito e’ compiere approfondite ricerche sulle vite delle persone scomparse che in apparenza non hanno nessun caro che tenga a loro.

La solitudine come catalizzatore alla quotidianita’, come traghetto ad attraversare la vita, come scriveva Adriano per “Entrare nella morte a testa alta”.
Vincitore del premio per la migliore regia nella sezione “Orizzonti” alla 70a Mostra di Venezia, a ritirarlo e’ stato l’italiano Uberto Pasolini. Piu’ noto come produttore, alla seconda regia gia’ firma questa piccola perla del cinema contemporaneo inglese, affidandosi a un grande attore.
Un film per tutti: quelli che non sanno stare soli e quelli che soli ci vivono, ma in fondo poco cambia. Come cantava De Andre’: “Quando si muore, si muore soli.”

-GENERE: drammatico, con picchi di comicita’ esilarante, dovuti a un attore che interpreta alla perfezione il senso di inadeguatezza.

-VELOCITA’: non sara’ mai abbastanza lento un film in cui ogni quadro sfiora praticamente la perfezione.

-TEMPERATURA: glaciale come la camera mortuaria di questo paesino dell’Inghilterra sudorientale.

Abbinamenti food di Luigi Rubinelli

Vino: Moscato d’Asti Canelli, Cascina Barisel, reg. San Giovanni, Canelli. Note vegetali e di agrumi, una bella freschezza con finale lungo. Forse non va bene per gli inglesi, ma vista la temperatura del film, che sia glaciale.

Formaggio: e vada per un piemontese, magari una Robiola di Roccaverano, di latte di vacca, crudo o pastorizzato con un 20% di capra e pecora. Pasta molle, colore bianco, come questo bellissimo film, ma con sentori continui che ben si impastano con il Moscato d’Asti.

Cioccolato: Fave di Cacao di Domori, fave intere di cacao tostate e sgusciate, da assaporare lentamente, come questo film, e vedrete che il retrogusto rimarrà a lungo in bocca, ma non mangiatene troppe e soprattutto una per volta.

 

 

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