The Artist: il futuro è per i foolish

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The Artist: il futuro è per i foolish

Autore: Giulio Rubinelli per la scheda del film Luigi Rubinelli per gli abbinamenti food

THE ARTIST
Di Michel Hazanavicius
Con Jean Dujardin, Bérénice Bejo
(FR- Comm./2011)

Venerdi 28 giugno
Sky Cinema Cult
Ore 19.15

La storia ci insegna che il futuro appartiene agli audaci, agli innovatori, a chi ha avuto il coraggio di compiere scelte, di fare scoperte apparentemente ridicole che, prima o dopo, avrebbero influito sulla vita quotidiana di ognuno (“Stay foolish, stay hungry” diceva Steve Jobs).

Certo, il passaggio dal muto al sonoro nel cinema non si puo’ paragonare all’invenzione del telefono, ma non si puo’ neanche negare che abbia avuto un peso specifico sulla nostra quotidianita’.

Quando avvengono questi passaggi, le persone subito si dividono in due categorie: I progressisti e I conservatori. Oppure gli scettici e I curiosi.
Quelli che investono su un’idea (a fondo perduto) e quelli che, invece, preferiscono accontentarsi di cio’ che hanno gia’, stringendo forte le proprie certezze.

Senza voler giudicare nessuno, e’ pero’ chiaro che il protagonista del film di questa settimana rimane a bocca asciutta nel suo essere conservatore di fronte al radicale cambiamento cinematografico del 1927.

Prima pero’ di entrare nel merito di The Artist, concludiamo il ragionamento puntualizzando che il protagonista non puo’ essere in toto considerato uno sconfitto, poiche’ il film in cui appare e’ si in bianco e nero e muto, ma anche del 2011.

Il viaggio che ci propone Hazanavicius, il regista francese, e’ non solo un salto nelle origini del cinema, ma anche un inno a una terza categoria che si sistema tra progressisti e conservatori, tra scettici e curiosi. Li potremmo chiamare ‘pragmatici’.
Propongono una decrescita in ambito sociale (vedi Latouche) o ecologico (vedi Mercalli). Ci invitano a riassaporare passate sensazioni, dicono si al progresso purche’ con criterio, si alla novita’, ma tenendo conto del buono che gia’ c’era nel passato.

The Artist e’ una sorta di Slow Food (la cui storia e’ ora raccontata nelle sale in italia). Ci racconta di quanto il progresso abbia cancellato anche il buono che gia’ c’era anche nel cinema di un tempo.
E per farlo ha bisogno di grandi attori. Che siano in grado di fare un passo indietro insieme al loro regista alla scoperta di interpretazioni ormai smarrite, di dialoghi fatti solo di sguardi e colonna sonora. E vengono puntualmente premiati (Jean Dujardin per un paio d’anni e’ parso essere l’unico attore europeo in circolazione, onnipresente nella sale di tutto il mondo).

L’audacia di realizzare un film muto nel 2011, e quindi la scelta di un ritorno alle origini, viene non solo premiato al box office (oltre 133 milioni di dollari di incassi contro I 15 di realizzazione) ma anche a suon di premi.
Su dieci nomination agli Oscar ne vince cinque, tra cui Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Attore Protagonista.
E’ stato il primo film francese della storia a vincere nella prima categoria
E Dujardin il primo attore della stessa nazionalita’ a trionfare nella terza.
Tra l’altro e’ il primo film muto a vincere l’Oscar dalla sua prima edizione nel 1929.
Incetta di premi BAFTA, miglior attore protagonista a Cannes.

Insomma, la storia ci insegna che a essere premiati sono gli audaci e i coraggiosi, ma non volta le spalle a chi con cura, garbo e un po’ di astuzia sa cavalcare e comprendere le necessita’ del momento e assecondarle.
Anche con qualche passo indietro.

-GENERE: commedia.

-VELOCITA’: un film muto non puo’ che reggersi sul proprio ritmo, che e’ serratissimo. Non puo’ permettersi cali di attenzione da parte di un pubblico abituato ai grandi effetti speciali e sonori degli anni 2000. Hazanavicius non inciampa mai per nessuno dei 100 minuti di durata.

-TEMPERATURA: il caldo del ritmo si fonde con la brezza fotografica e l’ala drammatica della vicenda. Un ottimo mix.

-QUALITA’: vagamente patinato, a tratti la fotografia lo fa apparire una pubblicita’ di qualche griffe di lusso. Tuttavia non perde il suo piglio brillante e non mangia terreno alla ben piu’ grande proposta che la pellicola lancia (e ancora adesso nessuno ha raccolto)

-COLONNA SONORA: Oscar a Ludovic Bource. Senza il cui lavoro un film come questo non reggerebbe nemmeno fino a meta’.

-DA VEDERE CON assolutamente tutti! Soprattutto I piu’ piccoli che dovranno aspettare tanto, troppo, per apprezzare un film muto di ben altra data.

Abbinamenti food consigliati al film

Formaggi: visto che il film è davvero per tutti consiglierei la crescenza, formaggio dimenticato, ma che trova, per chi la conosce, un gran posto a tavola. Nel Piemonte è ancora denominato Stracchino, perché il latte proveniva dalle mucche stanche dalla transumanza, al termine del pascolo estivo, e quindi si produceva solo in inverno. La crescenza è molle o più dura, vedete voi quale.

Vino: la Lugana, vino lombardo, anch’esso non conosciutissimo. Ecco la Lugana del Lupo 2010 di Cà Lojera, Sirmione, ben profumato, il gusto è lungo e marcato, difficile in questi vini.

Cioccolato: Lindt Excelle fior di sale. Lo abbiamo già proposto in passato, ma l’accostamento con la crescenza-stracchino e la Lugana mi sembra scattante e di buon ritmo come questo film.

 

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