Whole Food: la cultura dei particolari e del visual

Data:


Whole Food: la cultura dei particolari e del visual

Febbraio 2013. Abbiamo intitolato “La cultura dei particolari” perché questa di Whole Food è una rara case history di cutura dei particolari e per analizzarla compiutamente bisogna partire dal sito wholefoodmarket.com dove i valori, lo sviluppo dei concetti di retailing e di prodotto, i colori (l’uso intenso del legno), il lettering della comunicazione, le immagini fotografiche o filmate vivono in osmosi nel sito www vs punto di vendita.

La stessa visione degli stili di vita quotidiani, riassunti nel manifesto Healthy eating vengono poi sviluppati nella comunicazione in store come alcune volte vedremo nei due filmati realizzati da RetailWatch.

. Location. Molti punti di vendita sono realizzati ex novo in edilizia non residenziale e possiamo assumere che le location sono in genere di primordine con accessi diretti del traffico negli stand alone o nei parchi commerciali. La superficie di vendita è piuttosto ampia e passa dal 1.700 ai 7.000 mq. Nel 2012 Whole Food ha dichiarato di interessarsi anche a superfici più contenuto per meglio penetrare nei centri città.

. Layout. Il pdv inizia dall’esterno con una serie di offerte promo stagionali e non. Layout in parte obbligato, in parte organizzato per isole in parte a pettine. Possiamo dividere comunque le aree del negozio in tre macro zone: il food (compreso il take away dei piatti pronti), il non food e la ristorazione.

. Il food. Sono diversi i reparti a servizio che rispondono alla logica informazione-servizio per rassicurare il cliente sulle materie prime utilizzate, il trattamento dei prodotti, anche la logistica, la conservazione. Il banco della macelleria e quello del pesce che sono direttamente investiti dei problemi della sostenibilità hanno comunicazioni precise sulla categoria e anche sui singoli prodotti. Da vedere i reparti del sciolto per organizzazione e per erogazione. L’area dell’ortofrutta è strategica e ricca di suggestioni sia negli allestimenti, nel visual e nel take away.

. Il non food. È praticamente un altro mondo merceologico per ampiezza e profondità di assortimento, con assistenza, comunicazione e servizi diversi dal food.

. Ristorazione. A metà strada fra la cafeteria e il self service, si possono consumare i piatti pronti acquistati nel pdv.

. Comunicazione. Da osservare quella esterna che parla di strategia e posizionamento dell’azienda e del singolo pdv. Quella interna, come già riferito, è in osmosi con il sito internet.

La sostenibilità di Whole Food, Usa

Impatto ambientale    3
Solidarietà    4
Legami con il territorio    5
Naturalità    5
Organic-bio    5
Artigianalità    4

Articolo precedente
Articolo successivo

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Sei umano? *

Condividi:

Popolari

Articoli simili
Related

Come sta andando l’esperimento di Pam in Campania?

Retail Pro nasce nel 2020 per sviluppare il marchio PAM in Campania. Cosa ci raccontano i numeri dell'azienda e quali difficoltà si prospettano all'orizzonte?

Come sta andando l’esperimento di Coop in Campania?

Coop ha delegato il proprio sviluppo nel Sud ad imprese che agiscono in qualità di Master Franchisee. Come avanza l'insegna in Campania e quali sono le sfide che deve fronteggiare?

Chi pagherà lo sviluppo da 1.5 miliardi di Lidl Italia?

Massimiliano Silvestri, Presidente di Lidl Italia, annuncia 1.5 miliardi di investimenti in 3 anni per lo sviluppo dell'insegna. L'obiettivo? 1.000 store sul territorio nazionale. Alle spese di chi avverrà l'ascesa del discounter tedesco, in un mercato che approccia la saturazione?

La rivoluzione del surgelato: Intervista a Gianluca Tesolin, AD di Bofrost Italia.

Nel periodo pandemico, Bofrost è passata da 237 milioni di fatturato ad oltre 300, riuscendo successivamente a crescere ancora. Quali sono i pilastri del suo modello di business? Quali gli assi di sviluppo attuali e futuri?