Unes con Sadas e Viale propone una federazione di imprenditori

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Unes con Sadas e Viale propone una federazione di imprenditori

Giugno 2012. Dopo Viale ecco anche Sadas (Despar) entrare in società con Unes (gruppo Finiper).  Cosa sta succedendo?

A giudizio di RetailWatch sta nascendo un nuovo modello distributivo basato su un concetto federativo di imprenditori, appunto, dove l’imprenditore entra in società con Unes, seppur cedendo la maggioranza azionaria della sua società, a un’apposita società costituita da Unes. In questo modo continua a operare come imprenditore con diversi benefici:
– riduce sensibilmente o azzera i costi logistici e di stoccaggio del magazzino,
– riduce sensibilmente o azzera i costi di sede,
– aumenta il suo peso contrattuale di acquisto dai fornitori della IDM.
Parte della rete di vendita viene devoluta alla nuova società della quale Unes detiene la maggioranza, soprattutto quella con caratteristiche vicine ai modelli della GD, un’altra parte, quella di dimensione unitaria più piccola, con contratti di master franchising, continua a operare con il precedente imprenditore.

Un nuovo modello di GD
Il nuovo modello federativo (del quale fanno già parte Viale e Sadas) appare diverso da quello di una supercentrale perché basato su:
– gestione contrattuale e di acquisto,
– gestione marketing (volantino, ecc.),
– gestione delle store brand e dei co-packer,
ma è diverso anche da quello che prevede la cessione totale della società e delle reti di vendita (con l’imprenditore che esce definitivamente dal mercato).

È un nuovo sistema imprenditoriale che a giudizio di RetailWatch ha un forte bacino di mercato nella distribuzione associata che non crede più nei soli benefici contrattuali derivati dall’associarsi a una supercentrale di acquisti, ma guarda al lungo periodo e al suo status di imprenditore commerciale.

5 Commenti

  1. da una società come Unes, visto il coraggio dimostrato, non ci si poteva aspettare che uleriori fonti di innovazioni. In Italia, sino ad oggi, nessuno, ma proprio nessuno ha cercato soluzioni innovative in grado di poter affrontare il difficile momento. Tutti hanno agito sul convenzionale, le solite cose, affidandosi ai ricorsi storici, ma nessuno ha osato ( mancanza di coraggio o talento ?). Per onestà va detto che gli imprenditori sono stimolati/costretti ad aderire a soluzioni diverse dalla loro situazione difficile più che dalla lungimiranza. Dobbiamo anche essere consapevoli che,purtroppo,in futuro,le eventuali crescite, alte o basse che siano, saranno senza occupazione, e questo dispiace molto per le sedi che verranno smembrate.Ma il bene generale supera il bene particolare. Ora, per Unes, l'imperativo è la continuità ed il seguito.

  2. Dalle necessità sorgono nuove idee, Unes e Viale stanno intraprendendo questa strada proprio per salvare sè stesse prima ancora di innovare il mercato. Mi pare prematuro parlare di nuovo modello distributivo, il fatto che Unes abbia la maggioranza la dice lunga. Come già visto tante volte, l'interesse che può avere un insegna per l'altra sono i punti di vendita per allargare la propria rete di vendita.

  3. La notizia è stata anticipata dalla Provincia Pavese e verificata, ci mancherebbe altro. Ho scritto (e questa è una mia illazione) che questa operazione potrebbe essere il prodromo di un nuovo modello di grande distribuzione, basato sul federalismo e su un nuovo modello azionario. Uso il termine nuovo perchè perchè tale lo ritengo e si adatta alla figura imprenditoriale di Marco Brunelli. E' vero quello che Lei scrive Geronimo, è un'operazione che andava fatta prima, ma meno male che è stata fatta ora. Vedremo come si svilupperà in futuro. Se nascesse veramente un polo di imprenditori italiani indipendenti noi ne saremmo ben felici e, credo sarebbero felici anche i consumatori a trovare prodotti italiani sugli scaffali.

  4. finalmente una bella notizia ( se fosse vera ), perche' vorrebbe dire che anche nel mondo della gdo ci sono managers ed imprenditori che cominciano a pensare piu' al futuro ed alla sopravvivenza delle loro aziende che al proprio prestigio personale( rimanendo immobili o facendo e disfacendo centraline e centralone al solo scopo di mantenersi una poltrona !) , anche se forse certe scelte andavano fatte prime(.. grazie crisi ! sic ) dispiace anche pensare che queste operazioni di '' merger '' porteranno al taglio di tanti posti di lavoro nelle sedi,e che forse se fossero state fatte prima anche l'economia italiana ne avrebbe avuto beneficio ( recentemente oscar farinetti ha chiesto ai distributori italiani di andare all'estero, creando in questo modo un canale di sbarco per i ns prodotti alimentari : ma con i ns modelli ( eatily escluso ) e con le ns dimensioni dove possiamo andare ?? ) complimenti al solito rubinelli che , spulciando tra le notizie ( o fantanotizie ), riesce sempre a trovare qualche chicca che ci aiuta a riflettere piu' di tanti convegni e workshop.

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