Il futuro del cibo? Meno localismo. Possibile?

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Il futuro del cibo? Meno localismo. Possibile?

Ottobre 2015. Questa ricerca è controcorrente: le scelte degli italiani in materia di alimentazione saranno controverse e penalizzeranno soprattutto i cibi dei territori. Lo sottolinea una ricerca del Rapporto sui consumi 2015 di Coop, redatto da Ancc-Coop, Nielsen e Ref Ricerche. Se la tesi e i dati di ricerca sono esatti saremo di fronte a una inversione di tendenza di non poco conto che impegnerà a fondo direttori acquisti e vendita dei retailer della penisola.
 
Come aveva previsto il sociologo Zygmunt Bauman (Vita Liquida, 2008), gli individui sembrano sempre più convinti che per raggiungere una piena realizzazione occorra sbarazzarsi, quanto più possibile, di vincoli e regole, soprattutto se imposte dalla tradizione e codificate dalla cultura dominante. Per questo la nostra società somiglia sempre più ad una sostanza liquida, dissolta, dove le persone si comportano come molecole fluttuanti, non più capaci di aderire a modelli di massa e in grado di mutare facilmente i convincimenti, le opinioni, le scelte.
 
Il paradigma italiano passa dal cibo
Per certi versi tale condizione è osservabile per gli italiani anche in campo alimentare; un ambito intimamente connesso con l’identità collettiva del nostro Paese e che è particolarmente paradigmatica dell’evoluzione della società italiana.
L’indagine svolta recentemente da Coop per Doxa ha sorprendentemente evidenziato che quasi la metà del campione gli italiani che dichiarano di avere uno specifico stile alimentare. Un dato ampiamente più elevato di quello degli altri paesi occidentali presi in considerazione e più basso solo di quello di India e Brasile che presentano però una poliedricità etnica certamente più accentuata di quella del nostro Paese.
 
Scelte sempre più liquide
I segmenti della popolazione che si sentono più caratterizzati nelle loro scelte alimentari sono i giovani e le donne, a riprova del fatto che continuano ad essere le componenti più dinamiche della nostra società anche se spesso ignorate dalla comunicazione di massa.
Ma il dato che più lascia intendere una maggiore “liquidità” delle scelte alimentari è la proiezione futura degli italiani verso stili di consumo lontani dalla tradizione e dalla tipicità territoriale. Ampissime appaiono invece le attese di crescita per gli stili alimentari oggi emergenti (salute e benessere, vegan, intolleranze, ecc.).
 
Probabilmente non perchè queste siano con certezza le tendenze dei consumi anche nel lungo termine ma perchè oltre che rispondere nell’immediato a nuove necessità fisiche e a nuove sensibilità valoriali sono anche segnaletiche di una voglia di affrancamento da schemi unificanti, “gabbie” comportamentali che mal si adattano ad una “vita liquida”.
 

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