UnicoopFi-Ponte a Greve: domenica pomeriggio chiuso. Possibile?

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Febbraio 2020. Il dibattito sulle aperture domenicali trova nel Centro Commerciale PONTE A GREVE e soprattutto nel suo negozio UNICOOP FIRENZE significativi spunti di riflessione.

L’orario d’apertura al pubblico è eloquente: dal lunedì al sabato (8:00-21:00), domenica (8:30-13:30).

Così questo grande superstore vende alimentari e non alimentari di uso domestico corrente, ma non consente, a dispetto delle liberalizzazioni sfrenate, che ci siano collaboratori a dover lavorare nelle domeniche pomeriggio (almeno quelle non influenzate da festività a elevata connotazione di traffico stagionale, come Natale).

È un aspetto lieto per i dipendenti Coop interessati, ma potrebbe suscitare nell’utenza comune e nel resto dell’opinione pubblica (specialmente in quella moltitudine di consumatori non impiegati nel settore terziario ed in quei dirigenti d’impresa ostinati verso il guadagno a prescindere) qualche comprensibile rimostranza.

Sicuramente, la tematica è spinosa: ci piace pensare che abbia trovato la sua collocazione politica nella lunga sequenza di priorità del Paese, per tornare all’attenzione generale e trovare soluzione condivisa in futuro.

In effetti, tutti quelli che sono stati assorbiti dal lavoro tra lunedì e venerdì, potrebbero voler impiegare la parte finale  del week end lungo che buona sorte lavorativa porta in dote (in particolare, la domenica pomeriggio) in percorsi di shopping, designando il puro e immediato riposo alla giornata del sabato e adoperandosi, con calma, per rifornire credenze e frigoriferi solo durante l’ultima sezione di tempo disponibile.

Il suggerimento implicito di questa Coop toscana evidentemente esorta a “svagarsi nei giorni di festa, senza assillanti pensieri di consumo” o quanto meno a fare lo “shopping” in luoghi diversi da quelli in cui attore principale è il cibo.

In verità, RETAIL WATCH scorge nella questione due punti tecnici e socioeconomici, che esulano ogni argomentazione etica, politica o religiosa.

  1. È chiaramente uno degli effetti logici che fanno seguito alla contrazione delle grandi superfici. Esse, ora, approfondiscono le gamme e i servizi del food (in primis, le somministrazioni sul posto), rimuovendo completamente il non alimentare (ormai appannaggio della Grande Distribuzione Specializzata). Il consumatore medio ha pertanto ragione di dilettarsi nelle visite ai “negozi specializzati”, dove trova ampiezza, profondità di assortimento e articolate scale prezzo in cui analizzare ogni alternativa possibile, esercitare la propria libertà di scelta e sentire piacevolmente viva quell’identità prima compressa dai rigidi doveri settimanali.
  1. È parimenti necessario un ragionevole riequilibrio dei costi, in quanto nelle date festive le spese di gestione salgono e vanno a incidere in modo più profondo sulle vendite riscosse. Con il punto 1 ben chiaro a premessa, se la Grande Distribuzione Specializzata erode quote di mercato alla Grande Distribuzione Tradizionale, oltre a razionalizzare gli spazi, le Grandi Superfici meditano su riforme strutturali degli orari d’apertura al pubblico. È dunque un aspetto che si delinea a tutela della “produttività”.

Il lay out

Circa 10.000 metri quadrati di vendita, con 42 casse di cui 25 in modalità “self” (10 di queste, a uso riservato dei soci).

Dopo aver varcato la soglia d’ingresso, protagonista è l’ortofrutta, coadiuvata a destra dalla panetteria/pasticceria e a sinistra dalla consueta sequenza SA.FO (banco taglio salumi e formaggi)-DLS (Deperibili a Libero Servizio).

La macelleria si trova in fondo alla vasta entrata (con vetrate a vista sui laboratori) e si offre al consumatore sia in “assistenza” che a “libero servizio”; la pescheria prevede le stesse modalità d’ingaggio dei consumatori ammesse dalle carni rosse e bianche (take away e assistenza).

Il vasto settore dei prodotti di grande consumo alimentare e di drogheria chimica, a confezionamento industriale, occupa il centro del negozio: la “cantina vini” è ben valorizzata.

Trovano specifico risalto nell’ambiente: un corner di “pet food sfuso” (col messaggio “i prodotti alla spina ricaricano l’ambiente”) ed una parafarmacia disposta su 4 metri lineari, interamente a libero servizio, in prossimità della barriera casse e quindi della fine del percorso di visita.

Anche i surgelati si trovano al termine dell’itinerario.

 

Il pricing

Pasta BARILLA, 500 g., formati classici: €0,74

COCA COLA, 1l.: €1.29

Acqua minerale naturale LEVISSIMA, 1.5l.: €0,33

Carta igienica REGINA 2 veli, 8 rotoli: €7,32

Il posizionamento percepito non appare particolarmente vantaggioso, soprattutto se non si è “soci Coop”.

La configurazione degli spazi annuncia, anche in COOP FIRENZE, il tramonto definitivo degli “ipermercati”, in Toscana iniziato qualche anno fa: non c’è indizio di “bazar pesante”, le promozioni istituzionali si trovano localizzate nelle aree interne e non all’ingresso, dove il ruolo di protagonista (per immagine e immediatezza) è affidato ai “superfreschi”.

Trasparenza nelle lavorazioni, radicale valorizzazione dello “status di socio”, comunicazioni coerenti ed attente a evocare sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare approfondiscono i tratti di un grande punto vendita che si lascia apprezzare, anche se sprovvisto di merce tecnologica e di opportunità a visitarlo nelle domeniche pomeriggio.

Farà tendenza, in tempi che esigono salutari trasformazioni?

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