Progettare il Retail è più di una monografia: è un banco di scuola

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Progettare il Retail è più di una monografia: è un banco di scuola

Aprile 2018. Mentre sui blog si celebra la fine dei mall e dei centri commerciali, il fondatore di Lombardini 22 (con Adolfo Suarez Ferreira) si fa editare da Hoepli Progettare il retail.
 
Nell’introduzione Paolo Facchini sembra schernirsi. “Non è un libro esaustivo –dice. E nemmeno un manuale di progettazione. Non è neppure un trattato di architettura commerciale”.
 
Gli passiamo per buona solo la prima: non è un libro esaustivo, nel senso che è un insieme dell’expertise di Lomardini 22. Mancano certamente importanti case history in giro per il mondo. Ma d'altronde lo scopo di Progettare il retail è celebrare i dieci anni della maison, ci mancherebbe altro.
 
Invece c’è molto del manuale di progettazione e del trattato di architettura commerciale. Soprattutto del manuale di progettazione. Perché? Perché dedica un capitolo a Southdale di Edina, nel Minnesota, e al suo progettista Victor Gruen. I progettisti di centri e mall commerciali, farebbero bene a guardare al passato, alla storia, per progettare il futuro, come ha fatto Facchini.
 
Invece, a giudizio di RetailWatch lo fanno poco o per niente, come molti casi eccellenti dimostrano. Layout trapezoidali da riempire, commercialmente parlando, sono la negazione di Gruen. Non facciamo nomi per carità cristiana, ma i riferimenti sono sotto gli occhi di tutti. Gruen ha riportato tutte le funzioni all’interno del manufatto, le ha collegate e le ha fatte vivere in simbiosi. Questa è la lezione del futuro dei centri commerciali. Certo, oggi, bisogna aggiungere la tecnologia, senza la quale non si può connettere l’offerta con i clienti, ma la base del manufatto, la strada della progettazione è quella indicata da Victor Gruen. E Facchini lo sa bene.
 
E quindi questo Progettare il retail è veramente un trattato di architettura commerciale. Vale tutti i 29,90 euro che Hoepli chiede. Vale anche per la piacevolezza e lo svolgimento delle diverse case history, alcune della quali sono sicuramente da manuale di progettazione, alle quali guardare per un raffronto e per un miglioramento.
 
E poi un libro è sempre un libro: bello, utile nel ricordare gli esempi, nello sviluppare alcune tematiche, come quelle delle toilette, tanto care a RetailWatch, alle quali dedichiamo un giudizio apposito nelle nostre valutazioni. E poi c’è lo spazio per indagare le food court, di stringente attualità, dove, anche qui, si vedono errori che fanno sorridere, visto che alcuni progettisti non dialogano con l’utenza commerciale che deve poi operare. Se avessero sfogliato Progettare il retail, forse, forse, qualche errore non sarebbe stato commesso.

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