Finzi-Astra: valorizzare la relazione e la solidarietà

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Finzi-Astra: valorizzare la relazione e la solidarietà

Ottobre 2014. Chi conosce Enrico Finzi, presidente di Astra, per lavoro, probabilmente è abituato ad avere un'idea stereotipata del sociologo di successo che con ironia racconta gli scenari di consumo e sociali, aggiungendo piccoli particolari colorati per rendere più avvincente l'esposizione. Sono presentazioni professionali ricche e decise, senza sbavature. Chi poi deve moderarlo, tante volte non sa che santi invocare perché i dati e i contorni che Finzi offre sono decisi e lasciano poco spazio alla fantasia. Come il tempo che occupa e si allunga.

Molte volte, di fronte a persone con un carattere deciso e decisivo come lui, viene da pensare: ma chi è esattamente Finzi, che formazione ha avuto, che vita giovanile ha attraversato, che passioni ha vissuto e condiviso?

La risposta è nel suo ultimo libro, “La vita è piena di trucchi” (il titolo è stato scelto dall'editore). È il racconto dell'Enrico Finzi privato, un racconto che termina proprio prima della sua avventura professionale e perciò l'altra faccia, quella più veritiera del sociologo di successo. È un'autobiografia che mette al centro le persone che Finzi ha incontrato e ha amato, ma non solo. I suoi rapporti famigliari, i suoi ideali, le sue prese di posizione, le sue ambizioni, i suoi modelli, la passione per la politica, le sue preferenze. Non voglio riportare passi del libro per non guastarne la lettura, davvero avvincente.

Le conclusioni che si possono trarre rifuggono così dallo stereotipo del sociologo al quale Enrico ci ha abituato, al contrario si leggono bene i valori del noi, delle relazioni allargate e della solidarietà, in modo, devo dire onestamente, quasi sorprendente. Finzi è nonno, innamorato di Terry, sua moglie, dei suoi due figli, ma ancor più delle sue due nipotine. E probabilmente questo allungamento dell'albero genealogico deve avere influito sull'autobiografia stessa. È il racconto si della vita e dei rapporti famigliari e individuali, ma anche un pezzo della nostra storia più prossima, raccontata con disincanto, ma in prima persona e in modo avvincente, quasi un romanzo, però veritiero. C'è l'uomo, Finzi, ma anche, il bambino (ritratto in copertina), il ragazzo e lo studente. C'è la politica (il comunismo, il socialismo) e la passione civile, la cittadinanza e i rapporti con una religione, l'ebraismo, immanente che accompagna, più o meno in ombra (giudizio personale), gli anni di Enrico, nonostante Finzi si dichiari ateo, non potrebbe essere altrimenti. È una religione di famiglia, che ha lasciato più di qualche segno, come la famiglia stessa, il ruolo della madre, del padre, della zia.

Ma alla fine, vedremo se sarete d'accordo, spuntano i valori, con la V maiuscola, quasi degli occhiali che mettono d'accordo il racconto, i particolari toccati e la tecnica utilizzata, sempre incalzante, probabilmente, forse, perché il libro è stato scritto di getto.

Che dire dopo aver letto anche il capitolo su Piazza Fontana, dicembre 1969, e la fine dell'innocenza di un giovane uomo?
. Che scrivere un libro con questo ritmo e con questo sentimento è facile solo per pochi.
. Che i Valori, roba rara, che stanno scomparendo o componendosi in altro modo, hanno qui un ruolo di rilievo. Meno male.
. Che inneggiare al Noi, alle reti dei rapporti personali e collettivi e alla Solidarietà fa bene perché la deriva dell'io e dell'individualismo, contrapposto alle relazioni aperte, qualunque esse siano, sono un buon e bello insegnamento, soprattutto in questo momento storico, sociale ed economico.

Enrico Finzi, La vita è piena di trucchi, Bompiani, 17 euro ben spesi.
 

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