IFS Food Standard: la GDO controlla se stessa

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IFS Food Standard: la GDO controlla se stessa

Luglio 2014. La proliferazione degli standard di certificazione negli ultimi anni non rappresenta una  grande novità poiché è noto che la pressione della GDO sulla filiera al fine di aumentare il livello di garanzia è andata aumentando negli anni. Le cause sono state la evoluzione del panorama legislativo ed i frequenti scandali alimentari che hanno reso il tema della sicurezza sempre più critico. E’ invece assolutamente innovativo che il settore della Distribuzione abbia voluto creare una standard non per controllare i fornitori ma se stessa , ovvero i propri punti vendita! Questo è accaduto con lo standard IFS Food Store che , pur appartenendo alla famiglia IFS da tutti ben conosciuta come strumento di certificazione per i fornitori di Marca Privata , non è rivolto ai fornitori ma alla garanzia sulle procedure di sicurezza nei punti vendita. Nato in Francia per volontà della FCD come RAS (Retail Audit Standard) è divenuto internazionale entrando nel sistema IFS a dicembre 2013. E’ quindi giunto in Italia dove altro aspetto assolutamente innovativo , il partner per lo sviluppo non è stato identificato in una multinazionale di servizi o di certificazione come in genere accade ,  ma in FIT-Italia , società piccola ma specializzata nel settore distributivo e con stretti contatti si con il mondo istituzionale che con quello accademico. La versione italiana è già stata presentata pubblicamente il 26 giugno a tutta la Distribuzione nazionale e la pubblicazione  è prevista per l’estate.

Gli sviluppi

Sarà interessante vedere come le realtà private e  le istituzioni nazionali reagiranno a fronte di una opportunità che va nel senso di quanto indicato dalla Commisione Europea sia con il Regolamento 882 / 04 che con il 765 / 08 ovvero garantire la sicurezza attraverso la credibilità , la trasparenza e l’indipendenza con una integrazione fra il controllo privato e quello ufficiale. Tale opportunità infatti si configura nella capacità di adeguarsi a basilari regole di comportamento , competenza ed autonomia da parte di chi esegue il controllo privato senza cadere nella comoda scorciatoia della consulenza e di non sentire minacciato un tempio del potere da parte di invece è responsabile del controllo ufficiale. La cosa diventa ancora più interessante pensando agli esiti del voto del Consiglio UE del 20 giugno sulla revisione dei Controlli Ufficiali che ha bocciato l’ipotesi di caricare in modo indiscriminato i costi dei controlli sui privati lasciando invece lo spazio ad un diverso metodo di ripartizione degli  oneri economici in base al livello di garanzia che il loro autocontrollo potrà fornire. 
 

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