L’immaginario collettivo passa prima da quello individuale

Data:

Ottobre 2018. Con l’arrivo del digitale ciascuno costruisce il suo immaginario.

La vera grande novità sul piano della formazione dell’immaginario collettivo è l’esito potente della trasformazione dei media dell’ultimo decennio, innescata dalla diffusione dei dispositivi digitali.
Infatti, Internet soppianta i grandi mezzi di comunicazione di massa, imponendo meccanismi inediti di generazione dell’immaginario con la personalizzazione dell’impiego dei media, la desincronizzazione dei palinsesti collettivi (sia per l’accesso alle informazioni, sia per la fruizione dei contenuti di intrattenimento), l’autoproduzione dei contenuti attraverso blog e social network, il broadcasting personale di massa grazie agli smartphone e ai selfie e il gioco delle micro e
macro influenze incontrollabili e reversibili di influencer e follower sul web.

Verso un immaginario iper-individualizzato
La forza iconoclasta della rete assume un ruolo primario nella frammentazione, riproduzione, trasmissione e condivisione infinita di immagini e contenuti, e i media digitali personali si affermano come le tecnologie dell’immaginario dominanti: un immaginario iperindividualizzato, debolmente ordinato dalle istituzioni convenzionali e debolmente negoziato dai media mainstream tradizionali.
Non solo: gli immaginari personalizzati si consumano rapidamente, e sono soggetti a una friabile reversibilità altamente emozionale, tanto più che la facilità di autoproduzione incontrollata li espone peraltro al fake.
E assurge a problema reale, addirittura di democrazia, la possibilità tecnica di poter alimentare il web, i social e i dispositivi individuali con immagini e contenuti iconici ma assolutamente falsi, che si impongono per la capacità di suscitare emozioni inconsce, paure, ecc.
– Ciascuno crea un proprio mondo simbolico secondo un relativismo autocentrato, all’insegna dell’eclettismo e del sincretismo, diventando al contempo il destinatario disarmato di flussi incontrollati. Per questo emergono alcuni quesiti decisivi. – Può sedimentarsi un immaginario collettivo in un contesto dominato dai media personali, con audience così ristrette e fortemente segmentate?
– L’abbassamento delle barriere di produzione e accesso ai canali e luoghi di formazione degli immaginari individualizzati non potenzia i rischi di strumentalità, soprattutto di innesco spregiudicato e interessato di paure, in funzione di nuove modalità di controllo sociale e orientamento dei processi socioculturali? Non tanto la retorica del Grande Fratello o del Circolo Bildemberg, piuttosto la concretezza di utilizzi intenzionali e interessati della potenza del web nell’orientare psicologia e comportamento sociale.

Fonte: Censis-Conad, Miti della crescita

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